La discriminazione della donna nella storia

La discriminazione delle donne nel corso della storia, le battaglie di ieri e di oggi per i diritti, il gender gap che ancora c'è nella nostra società. Cosa si è fatto e cosa ancora bisogna fare per combattere la disparità di genere nel mondo.

La discriminazione della donna nella storia
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La donna e la società maschilista

Nel corso delle diverse epoche storiche la figura femminile ha subìto varie trasformazioni e vissuto importanti cambiamenti sociali e rivoluzioni che – poco alla volta ma soprattutto nell’ultimo secolo - l’hanno portata verso una migliore condizione di vita in una società, da sempre e in quasi tutte le culture, profondamente maschilista.
Fino a non molti fa (ma qualcuno ne è ancora profondamente convinto ancora oggi!), si riteneva che le donne dovessero essere relegate alle sole attività di cura in casa nei confronti di marito, figli e anziani. La donna veniva considerata una proprietà del padre e, dopo il matrimonio, del marito. Non c’era spazio per altro, il suo primo pensiero doveva essere rivolto alla cura della casa e della famiglia. La donna doveva quindi vivere passivamente all’interno di una società che non le consentiva di emergere come persona ma che la confinava all’interno di ruoli prestabiliti.

Supercasalinga
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Quando la donna decideva di abbandonare la casa del padre o del marito, si trattava di una vera e propria fuga che non era vista positivamente né dalla famiglia né dal resto della società, poiché si riteneva – ed effettivamente non era previsto - che non potesse procurarsi da vivere svolgendo un onesto lavoro.

I cambiamenti di fine '800

L'arresto di Emmeline Pankhurst
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Tuttavia verso la fine del 1800 sono emersi movimenti popolari a favore dell’emancipazione della donna nella società, il più importante dei quali è stato il movimento delle suffragette di cui Emmeline Pankhurst era la leader. Il movimento nacque in Inghilterra, il Paese più ricco e avanzato in termini di diritti ma nel quale non c’era comunque il suffragio universale.  Fino al secolo scorso, infatti, solo gli uomini avevano diritto di voto. Le suffragette, dunque, possono essere considerate le prime femministe della storia, e perseverando nel loro intento riuscirono infine a ottenere, in alcuni Paesi prima di altri, il diritto di voto.

I traguardi raggiunti bastano?

Nonostante sia stato raggiunto questo importante traguardo e altri dopo questo, ancora oggi la donna subisce discriminazioni anche nei paesi più sviluppati e la parità di genere è ancora lontana.  Secondo le recenti statistiche, al Centro-Nord lavorerebbe meno di una donna su due, mentre al Sud solo una su tre avrebbe un’occupazione. Questo fattore, oltre a causare un rallentamento nell’economia del Paese -  perché una lavoratrice porta ricchezza nella sua famiglia e quindi al Paese – non consente alle donne di rendersi indipendenti.
Si parla anche del “tetto di cristallo” che non consente alle donne di raggiungere posizioni di vertice all’interno di aziende sia pubbliche che private; le poche volte che il tetto di cristallo viene infranto e vengono raggiunte posizioni al vertice, resta il gap dello stipendio che è quasi sempre inferiore rispetto a quello di un collega uomo di pari livello.

La mancanza di aiuti da parte dello Stato e di attenzioni da parte della politica

La situazione della donna lavoratrice è difficile anche a causa della mancanza di attenzione della politica: le famiglie hanno pochi aiuti, i posti negli asili nido pubblici sono pochissimi e le rette di quelli privati molto costose, al punto che spesso la donna decide di rinunciare al proprio lavoro e al proprio stipendio per tornare alla cura e all'assistenza da cui sembra proprio che non si riesca a liberare.

Donne equilibriste tra lavoro e famiglia

Chi riesce a gestire famiglia e lavoro lo fa con grande fatica e sacrifici grazie ad una organizzazione ferrea. Le cose sembrano piano piano cambiare soprattutto nella mentalità dei più giovani ma sono ancora molte, troppe le persone che ritengono che il lavoro domestico sia qualcosa ci cui è meglio che si occupino le donne.

La donna oggetto

C’è poi il tema della donna oggetto, ovvero vista come un oggetto; emblematica è la figura della “velina” in tv, e in generale di tutte le showgirl e soubrette, che compare negli spettacoli non per il suo talento, ma per mettere in mostra la sua bellezza fisica, come se fosse nient’altro che un ornamento dello studio televisivo.
La questione sta emergendo anche a livello sportivo, laddove le atlete hanno divise che – molto più di quelle degli uomini – mettono in mostra il loro corpo. E sono sempre le atlete e le squadre femminili che si ribellano a divise sessiste definite imbarazzanti.
Nonostante tutte queste discriminazioni in campo lavorativo, familiare e politico (le donne sono ancora in netta minoranza nelle istituzioni statali, e il loro numero minimo è garantito dalle “quote rosa”), le donne di oggi come le suffragette del passato combattono ancora per i propri diritti alla continua ricerca di una società più equa.

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Le donne e il primato negli studi

Il Report Istat sui livelli di istruzione durante il 2019, racconta che l'Italia ha un numero maggiore di donne laureate (22,4%) rispetto agli uomini (16,8%). Le donne sono più brave a scuola e all'università, ci sono più diplomate e laureate donna rispetto agli uomini ma alla fine quelle che lavorano sono solo il 56,1% contro il 76,8% degli uomini e la forbice di questi dati peggiora se ci si sposta verso le regioni del Sud. Nel mondo, il sesto rapporto “Women in the boardroom: a global perspective” pubblicato da Deloitte global, ci dice che le donne occupano solo il 16,9% dei posti nei cda.

Le battaglie più recenti, il premio Nobel a Malala

Malala
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La lotta per i diritti delle donne non si combatte solo nei paesi più sviluppati, ma anche in quelli dove la donna non gode ancora dei diritti fondamentali. Recentemente, il simbolo della donna che combatte contro una società maschilista che oltraggia la sua emancipazione è rappresentato da Malala Yousafzai, giovane diventata famosa per aver difeso il diritto allo studio delle donne in Pakistan e per questo motivo vittima di un attentato. Malala è diventata un simbolo e nel 2014 ha vinto il Nobel per la pace.
Già all’età di tredici anni era diventata nota per il suo blog, scritto per la BBC, in cui documentava il regime dei talebani nella sua regione, che con un editto avevano bandito l’istruzione per le donne.

Malala, con il suo attivismo, era diventata una figura sempre più scomoda finché questi non hanno provato a ucciderla il 9 ottobre del 2014. Gravemente ferita, la ragazza è stata trasferita e curata a Londra. Oggi vive lontano dal Pakistan dove i talebani la considerano “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”.
Considerata l’importanza del suo gesto, le Nazioni Unite hanno istituito il “Malala Day”, che si celebra ogni anno il 10 novembre per riportare ogni anno al centro del dibattito mondiale la questione dei diritti fondamentali delle donne.

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