Il dissidio petrarchesco e la società di transizione
Saggio breve sul dissidio petrarchesco in correlazione con le opere di Francesco Petrarca (2 pagine formato doc)
Francesco Petrarca, uno degli intellettuali più illustri del Trecento, può essere considerato l’emblema della società in cui vive, in quanto presenta le stesse inquietudini e la stessa difficoltà nel trovare punti fermi a cui aggrapparsi.
Infatti, quella in cui vive Petrarca è una società che sta attraversando una fase di trasformazione, passando gradualmente dal Medioevo al Rinascimento, in cui i valori medievali non hanno più la stessa forza di prima, ma quei valori che si affermeranno appieno in periodo rinascimentale sono ancora sentiti come estranei.
Nella figura di Petrarca, questo dissidio si traduce nelle sue tendenze opposte: da una parte vuole tendere a una vita pura, dedicata all’amore per Dio, dall’altra è attirato dalla vita mondana e dal sogno di gloria; inoltre, a differenza di Dante, ha una mentalità cosmopolita, che lo spinge sempre a viaggiare e a non mettere radici in nessun luogo.
Questa incertezza e inquietudine tipiche di Petrarca e della società in cui vive sono ben esplicitate nelle sue opere maggiori, il Secretum e il Canzoniere; ad esempio, uno dei sonetti del Canzoniere petrarchesco è “Pace non trovo e non ho da far guerra”, in cui l’io lirico pone l’accento sul suo dissidio interiore, che gli provoca delle oscillazioni da un aspetto al suo opposto, non permettendogli di trovare mai un punto fermo.