Felicità raggiunta
Commento della poesia di Eugenio Montale 'Felicità raggiunta' (1 pagine formato doc)
Nel componimento "felicità raggiunta"
di Eugenio Montale, il tema principale è proprio la felicità raggiunta, diversa
da quella desiderata, sperata o tanto attesa.
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Montale, gia nella prima strofa, nonostante essa si apra con la parola chiave, "felicità", evidenzia e mette in luce, affidandosi all'uso di metafore, alcune figure che suggeriscono l'idea di insicurezza e instabilità, come l'azione, nei primi due versi, di camminare su una lama affilata e tagliente, per evidenziare la delicata fragilità della felicità, descritta nella poesia come "un barlume che vacilla", una fiammella debole e instabile che minaccia di spegnersi da un momento all'altro, che però illumina, facendo sperare e intravedere un spiraglio di felicità; o il piede che cammina su una lastra di ghiaccio, troppo sottile e fragile per reggerne il peso, che si incrina e scricchiola sotto di esso e a momenti cede, lasciandoci cadere nel gelido abbraccio della tristezza.
IL PENSIERO DI EUGENIO MONTALE (Clicca qui >>)
La fragilità di questo setimento è dunque talmente delicata che chi davvero lo ama è capace di resistere alla tentazione di toccarla e si accontenta a contemplarla, per non rischiare di distruggerlo e frantumarlo, con un nulla, poiché la gioia svanirà in fretta lasciando spazio alla delusione.
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Nella seconda strofa del componimento, invece, Montale fa riferimento ai cornicioni dei tetti delle case sui quali gli uccellini hanno costruito il loro nido, per iniziare una nuova vita e che al mattino col sorgere del sole iniziano a cinguettare gioiosamente schiarendo "le anime invase di tristezza".
Essa infatti viene rappresentata come
un attimo talmente breve e delicato che può velocemente dissolversi nel nulla e
sparire, come se non fosse mai esistito. VITA E OPERE DI MONTALE (Clicca qui >>)
Montale, gia nella prima strofa, nonostante essa si apra con la parola chiave, "felicità", evidenzia e mette in luce, affidandosi all'uso di metafore, alcune figure che suggeriscono l'idea di insicurezza e instabilità, come l'azione, nei primi due versi, di camminare su una lama affilata e tagliente, per evidenziare la delicata fragilità della felicità, descritta nella poesia come "un barlume che vacilla", una fiammella debole e instabile che minaccia di spegnersi da un momento all'altro, che però illumina, facendo sperare e intravedere un spiraglio di felicità; o il piede che cammina su una lastra di ghiaccio, troppo sottile e fragile per reggerne il peso, che si incrina e scricchiola sotto di esso e a momenti cede, lasciandoci cadere nel gelido abbraccio della tristezza.
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La fragilità di questo setimento è dunque talmente delicata che chi davvero lo ama è capace di resistere alla tentazione di toccarla e si accontenta a contemplarla, per non rischiare di distruggerlo e frantumarlo, con un nulla, poiché la gioia svanirà in fretta lasciando spazio alla delusione.
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Nella seconda strofa del componimento, invece, Montale fa riferimento ai cornicioni dei tetti delle case sui quali gli uccellini hanno costruito il loro nido, per iniziare una nuova vita e che al mattino col sorgere del sole iniziano a cinguettare gioiosamente schiarendo "le anime invase di tristezza".