La patente di Pirandello: riassunto, personaggi e analisi

Riassunto, personaggi e analisi de La patente di Pirandello, la novella di Pirandello che racconta il dramma dell'uomo costretto in una maschera

La patente di Pirandello: riassunto, personaggi e analisi
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La patente di Pirandello

La patente è una novella scritta da Luigi Pirandello, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento. Pubblicata per la prima volta nel 1909, la storia ruota attorno al personaggio di Rosario Chiàrchiaro, un uomo intrappolato all'interno di una maschera che gli hanno imposto gli altri. 

La patente di Pirandello: riassunto

La patente di Luigi Pirandello
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Il giudice D’Andrea svolge il suo lavoro in modo estremamente meticoloso e lo fa a tal punto che, trovandosi davanti un caso in che lo lasciava alquanto perplesso, decide di far chiamare il querelante per convincerlo a ritirare la querela che, secondo la sua opinione, avrebbe finito per penalizzarlo ulteriormente. Ecco il caso: Rosario Chiàrchiaro aveva sporto querela contro due ragazzi che lo avevano preso in giro facendo gesti osceni contro la iella che, secondo loro, portava l’uomo.

Ma il giudice non avrebbe potuto incriminare i ragazzi per un fatto del genere senza contare che alla fine la fama di iettatore di Chiàrchiaro si sarebbe diffusa ulteriormente. L’effetto ottenuto, insomma, avrebbe finito per essere l’opposto di quello voluto o, almeno, questo era quello che lui pensava.

Quando Chiàrchiaro arrivò davanti al giudice D’Andrea aveva effettivamente l’aspetto di uno iettatore e ammise addirittura di esserlo. Il giudice si manifestò sorpreso dalla sua incongruenza e gli chiese perché avesse querelato i ragazzi che lo ritenevano uno iettatore se poi lui stesso si riteneva tale. L’uomo rispose che effettivamente voleva che la gente lo ritenesse portatore di sfortuna per essere pagato da coloro che non volevano trovarsi la jella addosso e, a tal fine, voleva un riconoscimento ufficiale: una vera e propria “patente”! Chiàrchiaro, stanco dell’umanità che lo circonda, vuole vendicarsi sfruttando la superstizione dei più e quindi facendo pagare una tassa al suo passaggio.

La patente di Pirandello: commento

La novella "La patente", pubblicata nel 1911 sul Corriere della Sera, come altre opere di Pirandello racconta il dramma dell'uomo costretto in un’immagine che altri gli hanno calato addosso.

Tema centrale è l'impossibilità dell'individuo di avere un'identità; l'uomo non è uno, non ha una sola immagine ma ne ha tante quante sono le sue relazioni con gli altri. Chiàrchiaro, come altri personaggi pirsndelliani, è costretto in una maschera che gli altri gli attribuiscono.
La storia di  Rosario Chiàrchiaro, padre di famiglia emarginato dalla società per la maschera da jettatore che gli viene calata addosso, perde il lavoro e vive di stenti. La figura dell’uomo che chiama in tribunale i suoi diffamatori non per ottenerne la condanna, ma per vedersi ufficialmente riconosciuta la qualifica di jettatore, è decisamente grottesca. In questa novella, Pirandello manifesta il suo pessimismo e rivela comprensione e partecipazione al triste destino degli uomini.

La maschera da jettatore che i concittadini di Chiàrchiaro gli hanno messo addosso è frutto della cattiveria e della stupidità e lui tenta di liberarsene in modo anomalo: non cerca, infatti, di uscire dalla  maschera ma vuole, invece, renderla vantaggiosa per sé. Vuole, insomma, che diventi la sua vera identità e diventare così jettatore patentato dal regio tribunale e non più solo uno jettatore per diceria.

Decide di rivolgersi alla giustizia qui rappresentata dal giudice D’Andrea, uomo semplice e buono, lacerato dal conflitto fra il senso del dovere e la consapevolezza che a volte la legge può sovrastare ogni valore morale.
"La patente è un racconto rappresentativo di quello che può causare la superstizione in un piccolo contesto sociale. In questo caso abbiamo un uomo onesto che, per il casuale concatenarsi di circostanze, finisce per essere indicato dai più come jettatore gettandolo nella più nera disperazione senza che nessuno si senta responsabile del grave danno arrecatogli.

La patente di Pirandello: analisi

Risalta fortemente il confronto tra i due caratteri: quello del giudice istruttore D'Andrea e quello di  Rosario Chiàrchiaro:

  • ill primo è un sognatore, anche lui con la sua maschera quotidiana e il supplizio e il costante e lacerante dovere di amministrare la giustizia;
  • il secondo, oltre a dover sopportare la sua personale tragedia, propone un'esasperata logica della conciliabilità degli opposti (ovvero intentare causa ai diffamatori affermando la fondatezza delle loro convinzioni, fornendo delle prove) rassegnandosi ai fatti ma anche trasformando la sua maschera in uno strumento di guadagno.

Nella  "Patente" sono presenti tre sequenze narrative:

  • la presentazione del Giudice D’Andrea, del suo carattere e della sua coscienza;
  • il modo sofferto con cui il giudice pensa al processo di Chiàrchiaro;
  • il colloquio tra il giudice e Chiàrchiaro.

Come nella maggior parte della produzione di Pirandello, anche qui al lettore rimane in bocca un sapore amaro. Nel mondo che ci racconta lo scrittore siciliano gli individui sembrano staccarsi dalla realtà per riflettere sulla propria condizione ma finendo per accettare il proprio marchio. Come il protagonista, tutti abbiamo una maschera in cui siamo stati intrappolati, maschera che a volte ci è stata data dalla crudeltà o dalla incapacità delle persone che ci circondano di capirci veramente.
I rapporti tra le persone spesso sono condizionati da false immagini e convinzioni che ognuno si costruisce dell'altro; l'immagine dell’essere umano può essere così deformata dalle situazioni, dagli episodi e dall’ambiente che lo circonda da non lasciar vedere di lui che una maschera grottesca che finisce per accettare così da essere riconosciuto dai suoi simili e poter comunicare con loro.

Chiàrchiaro da vittima diventa persecutore; il suo gesto non è quello di un folle ma quello di un saggio perché vuole sfruttare la situazione a suo vantaggio. Ignoranza e superstizione hanno trasformato Chiarchiaro in un emarginato che decide di trarre dalla sua disgrazia il massimo profitto. 
La sua storia – a tratti divertente e caricaturale -  nasconde sotto un apparente umorismo una vena di amarezza data dalla consapevolezza dei limiti che ha la società in cui viviamo, caratterizzata da grettezza, ignoranza e superstizione.

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