I promessi sposi: tema sul capitolo 38

Tema svolto riguardante l'ultimo capitolo dei Promessi sposi di Manzoni, con osservazioni e riflessioni (1 pagine formato doc)

Appunto di babyvale93

PROMESSI SPOSI: TEMA SUL CAPITOLO 38

Tema.

Riflessioni sul capitolo XXXVIII de I promessi sposi. Nella prospettiva egoistica di don Abbondio, la peste è considerata una scopa in mano alla Provvidenza, che ha opportunamente spazzato via i cattivi soggetti che gli avevano dato fastidio. Quest’idea meschina della Provvidenza, vista come una mando di Dio sempre pronta al nostro servizio, è lontanissima dall’austera concezione manzoniana, secondo la quale l’intervento di Dio non è rivolto a modificare le cose, ma gli animi, chiedendo ad essi l’aiuto per volgere verso il bene la storia dell’umanità.
Il successore di don Rodrigo, definito dal narratore un brav’uomo, rivela, nel suo comportamento verso Renzo e Lucia, i limiti di una carità che non accetta di essere intrepida, secondo l’ideale del cardinal Federigo, ma vuole rimanere all’interno delle convenzioni sociali. Infatti egli invita nel suo palazzo i due giovani sposi, aiuta a servirli, ma non si mette al loro tavolo, rifiutando di superare le distinzioni sociali che lo separano inesorabilmente da loro.
La fraternità cristiana e l’uguaglianza civile tra tutti gli uomini rimangono ancora, nella concreta convivenza sociale, mete assai lontane.
Prima di concludere il romanzo, il narratore parla delle angustie di Renzo nel paese di Bortolo e del brutto carattere che il giovane andava dimostrando, in conseguenza delle osservazioni della gente del posto sulla modesta bellezza di Lucia.

MANZONI PROMESSI SPOSI TEMA

È, ancora una volta, un intervento rivolto alla smitizzazione dell’eroe romanzesco, presentato ora calato nelle piccole angustie quotidiane, che cancellano da lui qualsiasi atmosfera eroica.
Il tema del capitolo è il sugo della storia. La conclusione della storia del romanzo, che il narratore accoglie come sugo della vicenda narrata, benché trovata da povera gente, propone una visione della vita che rifiuta ogni facile ottimismo, nella consapevolezza che l’esperienza del dolore è inevitabile, e che la fede in Dio può solo renderla più tollerabile, ma non certamente eluderla: conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato ragione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”.

I promessi sposi: tema della giustizia

TEMA SUI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI: CAPITOLO 38

Si deve osservare che questa concezione così austera della vita viene proposta dai protagonisti del romanzo dopo un lungo dibattere e cercare insieme, perché inizialmente le valutazioni del significato della loro esperienza di sofferenze erano state assai diverse in Renzo e in Lucia.
Renzo aveva creduto di aver imparato dalle sue traversie una regola di vita capace di impedirgli di incorrere, in futuro, in altri guai.
Lucia, invece, considerando la sua posizione nella vicenda vissuta da lei, aveva rovesciato questa sicurezza, chiedendo a Renzo: “E io… cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercare me”.
La vita appare dunque, anche agli umili personaggi del romanzo, come uno stato di prova, che esclude qualsiasi certezza, se non quella, al suo termine, di un “premio che i desideri avanza”.