Tema sui Promessi sposi.Traccia: Il carattere di Lucia de I promessi sposi. Lucia è una ragazza mite, un temperamento equilibrato, è una contadina semplice; quindi il suo amore non può, non deve avere né la volgare brutalità della perduta, né la raffinata voluttuosità della donna viziata. Il suo amore è un sospiro segreto del cuore; si mantiene intimo, interiore, direi quasi che abbia paura di mostrarsi per perdere il profumo della propria innocenza.

Una sola volta Lucia Mondella lo confessa apertamente, allorché a Renzo Tramaglino, già suo marito, soavemente sorridendo, dice: “Quando non voleste dire che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene e di promettermi a voi”. Ma tutto ciò vuol significare che il suo cuore è freddo? Certo che no. Lucia ama potentemente e profondamente Renzo; e lo dimostra nelle sue ansie trepide e trattenute, nel suo sublime voto alla Vergine.

Alessandro Manzoni, dunque, nel rappresentare il carattere di una sola nota, un solo particolare, che non quadri perfettamente con quel carattere semplice, pieno di vergineo pudore, ma teneramente e tenacemente amante, mite ma forte di tutta la rassegnazione, che nasce da una sconfinata fiducia. Il tipo è moralmente vero: a quel carattere sono rispondenti le azioni. Né qualche ingenua astuzia, come quella usata a fra Galdino; né le maligne osservazioni di donna Prassede, figlia della persuasione preconcetta che la promessa sposa di un “poco di buono”, di un sedizioso, di uno “scampaforca, qualche magagna, qualche pecca nascosta la deve avere”; né il dubbio con una punta d’ironia espresso dall’A. sul se “Lucia fosse, in tutto e per tutto, rappresentato, nulla di ciò lo rende falso”.

Tutto questo, anzi, l’ho già detto, togliendo alla donna il carattere irrealizzabile di completa perfezione, la fa discendere dalle vette dell’idealità alla realtà umana. Qual è l’importanza di Lucia nel romanzo?    
Se Lucia non avesse opposto tutta la sua innocenza e tutta la sua caparbietà, don Rodrigo non avrebbe avuto ragione di far quel che ha fatto; se Lucia fosse stata più energica, sarebbe riuscita la sorpresa tentata in casa di don Abbondio; se Lucia non avesse avuta tutta quella fiducia in padre Cristoforo, questi non si sarebbe mischiato nell’avventura; se Lucia non avesse mosso a compassione il Nibbio, l’Innominato non sarebbe andato a vederla; ella non avrebbe potuto parlargli di Dio ed egli, al passaggio dal cardinale Borromeo, non si sarebbe trovato tanto ben predisposto alla conversione. 

Questa conversione, nella quale è lo scioglimento del romanzo, è dovuta più a Lucia che al cardinale: se l’innominato non fosse stato preparato da quella notte terribile di Lucia, non si sarebbe presentato al cardinale Federigo Borromeo. Lucia è il perno, su cui tutto il romanzo si aggira, ella sintetizza tutto il romanzo; e il Manzoni ha ben voluto dircelo con le ultime parole del suo romanzo.