Tema sul Decadentismo
Decadentismo e il rinnovamento della cultura europea tra il XIX e il XX secolo. Traccia del tema sul Decadentismo, Pascoli e Baudelaire: "Decadentismo, movimento in antitesi al positivismo" (1 pagine formato doc)
TEMA SUL DECADENTISMO
Tema: L’arte della decadenza e il rinnovamento della cultura europea tra il XIX e il XX seco-lo.
Titolo: Il Decadentismo, movimento in antitesi al positivismo.
Destinazione editoriale: giornalino della scuola.
Il termine “decadentismo” indica un movimento artistico e una particolare corrente letteraria che si sviluppa parallelamente al positivismo.
TEMA SUL DECADENTISMO E BAUDELAIRE
Tale situazione determina nuovi atteggiamenti spirituali: subentra la disillusione, l’angoscia, la sensa-zione del vuoto e del nulla. “come un coperchio il cielo pesa grave e basso sull'anima gemente in preda a lunghi affanni, e quando versa su noi, dell'orizzonte tutto il giro abbracciando, una luce nera triste più delle notti; e quando si è mutata la terra in una cella umida, dove se ne va su pei muri la Speranza sbattendo la sua timida ala, come un pipistrello che la testa picchia su fradici soffit-ti;”(C.Baudelaire, I fiori del male).
Si diffonde, in tal modo, la sfiducia nella scienza e nella ragione, e, quindi, nella capacità dell'uomo di comprendere la realtà.
Distrutti i vecchi schemi della cultura positivista, l’uomo di cultura del primo ‘900 vive una profon-da crisi d’identità, avverte chiaramente la fine di un’epoca e l’avvento di una nuova e prende co-scienza della perdita del suo tradizionale ruolo sociale che era quello del “creatore di valori”. Nasce da ciò una situazione di disagio, di noia esistenziale, di malcontento, di provocazione.
La coscienza del disagio esistenziale, del “male di vivere” che travaglia l’uomo contemporaneo è presente in gran parte della poesia e della narrativa dei primi del ‘900.
Decadentismo: riassunto
TEMA SUL DECADENTISMO E PASCOLI
Se l'intellettuale positivista aveva creduto alle magnifiche sorti dell'umanità, l'intellettuale decaden-te, sfiduciato e sradicato, senza più punti fermi in cui credere, all'interno di una degradazione urbana insopportabile ed emarginante, tendeva a progettare una molteplicità di miti irrazionalistici: Mistero, Bellezza, Patria, Sogno, Arte, Vita, ecc. “L’artista è il creatore di cose belle. Rivelare l’arte e na-scondere l’artista è il fine dell’arte.” Diceva Wilde nella prefazione al suo libro “Il ritratto di Dorian Gray”.
La società appariva per l’artista un territorio inautentico, un inferno da cui occorreva fuggire per nuovi paradisi artificiali, per nuovi esotismi e nuove avventure dell'anima vissute in solitudine, lon-tano dalla storia, dalla meschinità del quotidiano. Allo scienziato, al medico, all'ingegnere, al mae-stro, al capitano d'industria, esaltati dalla cultura positivista, si sostituiva¬no l'intellettuale, come Baudelaire, il ribelle e il veggente, come Rimbaud, l'esteta, come Huysmans o D'Annunzio, il dandy, come Wilde e il fanciullino come Pascoli.
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