La vita per Leopardi: tema

La visione di Leopardi sulla vita e sulla sofferenza attraverso il commento di un passo dello "Zibaldone" (3 pagine formato doc)

Appunto di alienor

VITA PER LEOPARDI: TRACCIA TEMA

"Che cos'è la vita? Il viaggio di uno zoppo ed infermo che con un gravissimo carico in sul dorso per montagne altissime e luoghi sommamente aspri, faticosi e difficili, alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all'ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivar a un cotal precipizio o fosso, e quivi inevitabilmente cadere".

IL PENSIERO DI LEOPARDI IN BREVE SULLA VITA

Questo brano, scritto nel 1826, è tratto dallo Zibaldone di Giacomo Leopardi, una “raccolta” di appunti personali (quindi non destinati alla pubblicazione) attraverso i quali l’autore andava maturando un pensiero in continuo mutamento ma che riguardava sempre lo stesso argomento: la vita, l'esistenza in balia della la sofferenza e della morte.

Una vita da “recluso” Leggendo il brano, risulta palese la visione pessimistica di Leopardi riguardo la vita.

Non per niente egli è considerato, tra tutti gli scrittori italiani conosciuti, il pessimista per eccellenza. E non poteva essere altrimenti, visto l’ambiente in cui è nato e cresciuto: a Recanati, una cittadina provinciale dello Stato della Chiesa, chiusa e di idee bigotte, in una famiglia dove i genitori mantenevano coi figli rapporti freddi e dove si seguiva la religione cristiana con tanto fervore da sfociare nell’ ipocrisia.
Al giovane Giacomo tutto questo non andava, e già da bambino cerca rifugio nello studio: in sette anni accumula un sapere enorme, anche se il troppo studio lo porta a un peggioramento della vista e a una grave forma di scoliosi.
Quello che comunque più preme a Giacomo è andarsene da Recanati: nel 1819, appena raggiunta la maggiore età, tenta di scappare di casa ma il suo tentativo viene sventato dal padre. Leopardi è così infelice che in questo periodo pensa addirittura al suicidio.
Anche quando i genitori gli permetteranno finalmente di allontanarsi da Recanati, nel 1822, e lui girerà tra varie città quali Roma, Bologna, Milano, Firenze e Pisa, si sentirà comunque un escluso, poiché le sue idee andavano contro le correnti di pensiero che in quel periodo si andavano affermando.

Il pensiero di Leopardi in breve

LEOPARDI POETA DELLA VITA

La poetica dell’ indefinito Leopardi, infatti, non attribuiva alla poesia un valore sociale, al contrario della maggiorparte degli scrittori del suo tempo, che facevano delle loro opere dei manifesti politici e sociali. Per Leopardi invece, almeno in un primo periodo, lo scopo della poesia è consolare, distrarre le persone dalle brutture della vita; e proprio perché ha questa funzione, la poesia non può utilizzare il linguaggio preciso e regolare tipico della letteratura e della filosofia, ma procedere in modo libero e figurato, utilizzare metafore e altre figure retoriche.
Nella poesia leopardiana, inoltre, svolge un ruolo importante il ricordo, che filtra le emozioni vissute in passato e le rielabora sotto una luce più suggestiva e consolatoria.

IL DOLORE IN LEOPARDI

Dal pessimismo storico al pessimismo cosmico Si è parlato prima di un “primo periodo”: si intende il periodo in cui il pessimismo di  Leopardi era un pessimismo storico, ossia per il poeta la storia umana era una continua decadenza dallo stato di felicità primordiale a quello doloroso della società moderna. Questo accade perché, all'inizio della storia, le civiltà umane vivevano in perfetta sintonia con la natura, e riuscivano a evadere facilmente dalla realtà grazie all'uso dell'immaginazione, che creava miti ed illusioni (come la bellezza e la gloria) che riuscivano ad appagare l'animo umano; i moderni invece non sono più in grado di usare l'immaginazione perché essa è stata spodestata dalla ragione, che fa cadere le illusioni. Il pessimismo storico è quindi caratterizzato da una Natura madre e da una Ragione maligna che mette a nudo le illusioni che la Natura regala all'uomo per consolarlo della sua continua decadenza.