Analisi della recensione di U. Eco sulla Divina Commedia

Il testo è un'analisi della recensione sulla Divina Commedia scritta da Umberto Eco (2 pagine formato doc)

Appunto di vitto1996
Nel brano “Recensione della Divina Commedia” di Umberto Eco, l’autore analizza gli aspetti più importanti dell’opera seguendo un procedimento parodistico, esagerando quelli che per il falso estensore della recensione, cioè l’io narrante, sono gli aspetti “negativi” della Commedia.
Definisce infatti Dante Alighieri il classico autore della domenica, quindi un personaggio che non ha l’esperienza di un professionista del mestiere; inoltre afferma che l’interesse del lettore non viene stimolato sin dall’inizio dell’opera, ma che è necessaria una lunga lettura prima di iniziare a interessarsi alla vicenda narrata.


L’intento parodico emerge anche quando il narratore dichiara che il Paradiso, ultima cantica del poema, si avvicina al gusto della maggior parte delle persone con temi quali la Salvezza, la Visione Beatifica e le preghiere alla Vergine, quando è difficile, al giorno d’oggi, che molti lettori siano appassionati da tali argomenti.
Invece, la prima parte dell’opera, cioè l’Inferno, viene definita dall’autore “oscura e velleitaria”, perché contiene “truculenze e veri e propri brani scurrili”.
Inoltre, a detta dell’autore, tale cantica non è molto originale, dato che “non dice più di quanto abbia già detto una serie di manuali sull’oltretomba”.


Altra critica si ha nei confronti del linguaggio utilizzato dal poeta per la sua opera, infatti la voce narrante polemizza dichiarando che il fiorentino non è la lingua adatta per un’opera del genere, perché questa dovrebbe essere tradotta in tutti i dialetti italiani, ed essendo un poema così lungo, l’operazione risulterebbe un’utopia. 
Sempre con intento parodico viene presentata la situazione della poesia siciliana, che secondo l’autore non ha avuto “fortuna”, pertanto tali opere sono finite nei remainders, cioè le librerie che vendono i libri invenduti a prezzo ridotto.
Per quanto riguarda le rime, il narratore non ha nulla da obiettare, ma si chiede come un lettore normale possa trarre diletto da una lunga serie di terzine in rima, soprattutto se egli non è fiorentino.


Perciò, l’autore consiglia di prendere in considerazione altri tipi di testo, che possono essere trovati nelle librerie a prezzi modici, lasciando perdere le opere come la Divina Commedia oppure le “edizioni numerate” della Carta Capuana, uno dei primi scritti in volgare nella storia della letteratura.


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