Foscolo e Leopardi: saggio breve
Saggio breve argomentativo sulle illusioni e il suicidio in Foscolo e Leopardi (3 pagine formato doc)
FOSCOLO E LEOPARDI: SAGGIO BREVE
Illusioni e suicidio. Confronto tra Foscolo e Leopardi. Agli inizi dell’Ottocento, in Europa si andava affermando in tutte le arti la corrente del Romanticismo, che portava con sé idee innovative tra le quali un concetto nuovo di suicidio, legato al concetto di quello che i francesi chiamavano Mal du Siecle.
Su questo tema vennero fuori rappresentazioni e meditazioni interessanti.
Le illusioni in Foscolo e Leopardi: riassunto
RAGIONE E VERO ILLUSIONI E POESIA IN FOSCOLO E LEOPARDI: SAGGIO BREVE
Il suicidio in Foscolo..
Foscolo considerava il suicidio uno strumento di libertà, di ribellione contro il meccanicismo della natura in cui l’uomo ha il ruolo di misero frammento destinato a morire come ogni altra parte della materia che forma il cosmo; ma è allo stesso tempo la presa di coscienza di un fallimento, come si vede ne Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis...e in Leopardi Leopardi considerava legittimo l’atto del suicidio da un punto di vista egoistico; ma appena si voleva tenere in conto le conseguenze che questo gesto avrebbe avuto sulle persone care al suicida, ecco che tutto ciò che era valido in una visione soggettiva non lo era più in una visione collettiva, e veniva a crollare in nome di quell’aiuto reciproco che gli uomini dovevano darsi l’un l’altro per affrontare insieme un malessere comune per tutti.
Un passo indietro Il concetto personale di suicidio dei due autori si inserisce nel quadro più ampio del Romanticismo europeo. Ma prima di spiegare come, in generale, venisse considerato il suicidio nel periodo romantico, è bene fare un ex cursus dei principali pensieri antecedenti.
In epoca classica, Platone ammetteva il suicidio solo in caso di necessità assolutamente ineluttabili, e il suo allievo Aristotele definisce, nell’ Etica Nicomachea, il togliersi la vita un atto di viltà.
Foscolo e Leopardi a confronto: tema
LA MORTE PER FOSCOLO E LEOPARDI
Con l’avvento dello stoicismo, il suicidio viene riconsiderato alla luce di una filosofia che insegna che i mali sono tali sono in apparenza, e la morte non fa eccezione. Bisogna però ricordare che il suicidio è ammesso dagli stoici non come fuga, ma solo quando ci si rende di aver compiuto il proprio dovere, e rimane comunque una libera scelta. Anche nel caso del filosofo Seneca, il suicidio impostogli da Nerone fu in realtà un atto volontario adoperato per non compromettere la propria integrità morale: può essere quindi considerato, da questo punto di vista, addirittura un atto naturale.
Ma se il suicidio veniva giustificato per una giusta causa, come la libertà, da alcuni filosofi antichi, nelle filosofie cristiane o che comunque ne hanno subito l’influsso esso viene condannato come gesto immorale poiché “contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e perpetrare la propria vita; al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare nazionale ed umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi.” (citazione dal Catechismo della chiesa cattolica)