Poetica e stile di Guido Gozzano
Appunto inviato da clodthebest
Considerazioni sulle opere del celebre poeta torinese (2 pagine formato doc)
Nella seconda sezione della raccolta "I
colloqui" e` presente uno dei poemetti piu` famosi di Guido
Gozzano: "La signora Felicita ovvero la felicita`".
In questo poemetto in strofe rimate di sei endecasillabi, il poeta rievoca un dialogo tra un disincantato avvocato alter ego dell'autore e una giovane ragazza ingenua di provincia che con la sua faccia "quasi brutta ma buona e casalinga" tanto differisce dalle donne dannunziane.
Quest'intrepido sogno si chiude con un crudele addio poiche` la morte che incombe sull'avvocato impedisce la realizzazione di quel congiunto progetto di vita semplice e genuina.
Al verso 156 il poeta invoca la sua musa affermando quanto essa sia legata a temi bassi, ordinari e quotidiani "ciarpame reietto cosi` caro alla mia Musa" e al v.195-196 rinnega il ruolo di poeta sacerdote-vate ormai impotente davanti ai mali del mondo "o Musa-ohime`!-che puo` giovare loro il ritmo della mia piccola voce?".
Centrale nel componimento risulta il racconto di quell'idillio sentimentale che il poeta ha vagheggiato con una ragazza di provincia.All'interno del poemetto si possono individuare due fondamentali principi cardine della poetica gozzaniana: l'ironia e lo statuto della stampa.
L'ironia caratterizza l'intero testo ed e` riscontrabile nella descrizione delle occupazioni quotidiane della ragazza, nell'equivoco delle bacche d'alloro scambiate per ciliegie che il poeta trasforma in ironia verso la poesia classica e anche verso se stesso.
Lo statuto della stampa e` il particolare ed unico modo con cui Gozzano dipinge citta`, delinea personaggi e rappresenta scene; come se fossero dentro una stampa risultano come appartenenti ad una cornice di favola, ad una dimensione fittizio-letteraria.
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In questo poemetto in strofe rimate di sei endecasillabi, il poeta rievoca un dialogo tra un disincantato avvocato alter ego dell'autore e una giovane ragazza ingenua di provincia che con la sua faccia "quasi brutta ma buona e casalinga" tanto differisce dalle donne dannunziane.
Quest'intrepido sogno si chiude con un crudele addio poiche` la morte che incombe sull'avvocato impedisce la realizzazione di quel congiunto progetto di vita semplice e genuina.
Al verso 156 il poeta invoca la sua musa affermando quanto essa sia legata a temi bassi, ordinari e quotidiani "ciarpame reietto cosi` caro alla mia Musa" e al v.195-196 rinnega il ruolo di poeta sacerdote-vate ormai impotente davanti ai mali del mondo "o Musa-ohime`!-che puo` giovare loro il ritmo della mia piccola voce?".
Centrale nel componimento risulta il racconto di quell'idillio sentimentale che il poeta ha vagheggiato con una ragazza di provincia.All'interno del poemetto si possono individuare due fondamentali principi cardine della poetica gozzaniana: l'ironia e lo statuto della stampa.
L'ironia caratterizza l'intero testo ed e` riscontrabile nella descrizione delle occupazioni quotidiane della ragazza, nell'equivoco delle bacche d'alloro scambiate per ciliegie che il poeta trasforma in ironia verso la poesia classica e anche verso se stesso.
Lo statuto della stampa e` il particolare ed unico modo con cui Gozzano dipinge citta`, delinea personaggi e rappresenta scene; come se fossero dentro una stampa risultano come appartenenti ad una cornice di favola, ad una dimensione fittizio-letteraria.
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