Virtù e fortuna secondo Niccolò Machiavelli
La concezione di Machiavelli della virtù e della fortuna dell'uomo. Cosa intende Niccolò Machiavelli per virtù e per fortuna nel suo Principe
NICCOLÒ MACHIAVELLI
La Virtù e la Fortuna sono, in Niccolò Machiavelli, le due forze antagoniste e che concorrono nel campo dell’azione politica.
Ma cosa significa esattamente virtù?
- Per Dante la virtù coincide con l’autorità assoluta imperiale assistita dalla “grazia” divina
- Per Boccaccio corrisponde alla gentilezza e all'onestà
- In Leon Battista Alberti virtù è bontà e prudenza
Ne Il principe il concetto di virtù coincide invece con la capacità dinamica e operativa di sostenere il contrasto del suo antagonista, la Fortuna. il termine Virtù è quindi al centro della fondazione di una nuova etica basata sull’efficacia dell’uomo, della capacità politica e delle sue qualità, dato che l'uomo è comunque parte di una società.
LA FORTUNA IN MACHIAVELLI
Il termine Fortuna ha avuto diversi significati nella letteratura:
- Per Dante è impersonificata in una dea volubile e cieca che dispensa i beni mondani fra gli uomini in modo del tutto casuale. La Fortuna è ministra della volontà di Dio che amministra secondo disegni imperscrutabili, al di sopra delle capacità interpretative dei mondani.
- Per Boccaccio corrisponde all’avvenimento imprevedibile in grado di abbattere il progetto umano
- Per Leon Battista Alberti la Fortuna è rappresentata come un fiume vorticoso dove, insieme al Fato, si nota la violenza dei flutti che si contrappongono ad alcune virtù come l’intelligenza delle arti professionali e la saggezza.
In Machiavelli la Fortuna appresenta l’insieme dei limiti che la realtà oppone alla virtù, quindi all’azione politica e la forza interiore.
Il significato del binomio virtù-fortuna corrisponde quindi al conflitto fra la capacità dei soggetti politici e l’influenza dei condizionamenti oggettivi storici che non si possono cambiare.