Tema su Plauto e Terenzio: analogie e differenze

Plauto e Terenzio: tema sulle analogie e sulle differenze tra i due grandi commediografi dell'antica Roma (1 pagine formato doc)

Appunto di swamplie

TEMA SU PLAUTO E TERENZIO: ANALOGIE E DIFFERENZE

Plauto e Terenzio: due autori a confronto.

Tra i grandi commediografi latini ritroviamo Tito Maccio Plauto, meglio conosciuto semplicemente con Plauto e Publio Terenzio Afro o anche solamente Terenzio. Vissero a circa sessantacinque settanta anni di distanza e nonostante entrambi furono autori di commedie sono molte le differenze e poche le analogie che li caratterizzano.
Le trame delle commedie di entrambi gli autori erano direttamente ispirate ai modelli greci dei poeti della Nea, in particolare ricordiamo Filemone, Difilo ma soprattutto Menandro. Adottarono la contaminatio, l’inserzione cioè in una commedia derivata da un determinato modello principale di una o più scene tratte da un altro testo greco. Nel caso di Terenzio conosciamo gli autori e i titoli dei modelli di tutte le commedie: per quattro delle sue opere (Andria, Haeutontimorumenos, Eunuchus, Adelphoe) l’autore si è ispirato a Menandro, per le altre due (Hecyra, Phormio) a Apollodoro di Caristo. Terenzio venne elogiato da Cicerone e da Cesare per aver saputo riprodurre perfettamente le caratteristiche di Menandro. Terenzio, quindi, prestò molta più fedeltà ai modelli greci, a differenza di Plauto che invece adattò i testi elleni al popolo romano. Bisogna comunque ricordare che il pubblico a Roma, vent’anni dopo la morte di Plauto, era più pronto ad accettare testi greci, l’ellenizzazione si diffondeva molto velocemente.

Compito su Plauto e Terenzio

PLAUTO E TERENZIO A CONFRONTO

Dal punto di vista stilistico e formale sono tante le caratteristiche che allontanano i due autori. Gli intrecci nelle commedie di Terenzio sono più complessi rispetto a quelli di Plauto; in tutte le sei commedie l’autore cartaginese racconta la storia seguendo due direttrici creando, quindi, una maggiore articolazione della trama nonostante continui a seguire, come Plauto, i tipici schemi della Nea: amori ostacolati, peripezie e lieto fine. Un elemento ricorrente nelle commedie di entrambi gli autori è l’agnizione, il riconoscimento finale di uno o più personaggi che permette un felice epilogo. Terenzio, nelle sue commedie seguendo due direttrici di solito contrapposte, porta lo spettatore al confronto dei due modi di pensare rappresentati. Tutto ciò che sulla scena potrebbe distrarre il pubblico dal capire il messaggio che l’autore vuole dare viene eliminato. Il teatro di maschere di Plauto diventa teatro impegnato: lo spettatore deve solo assistere e stare attento al messaggio.

PLAUTO E TERENZIO CHI SONO

Perciò non c’è più metateatro, i cantica sono rarissimi (solo trenta versi su circa seimila), sono commedie statarie quelle di Terenzio, niente inseguimenti, niente litigi, ritmo, quindi, di medietas. In Plauto il messaggio è del tutto assente, il solo scopo dell’autore è quello di far divertire e ridere il pubblico. Per questo circa un terzo dei versi totali è costituito da cantica ed è presente il metateatro. Plauto diverte il pubblico soprattutto attraverso il linguaggio. Riprende i termini della conversazione ordinaria aggiungendo giochi di parole, doppi sensi, parodia del linguaggio tragico. Terenzio, pur rimanendo nel linguaggio ordinario, elimina i popolarismi, i volgarismi  e i neologismi  e preferisce un umorismo più sottile e sorridente, senza mai esagerare.  Terenzio, inoltre divenne modello di Latinitas apprezzato, come già detto, da Cicerone. Il suo stile è piano, sobrio e misurato; si allontana, quindi da b, per avvicinarsi a Menandro.