Chi vuole la guerra?

Saggio breve, con numerose citazioni, riguardante la posizione di neutralisti ed interventisti rispetto alla guerra (2 pagine formato doc)

Appunto di mmobilio87
CHI VUOLE LA GUERRA Mobilio Marco VC N°15 7 Dicembre 2005 Tipologia B: Saggio breve Argomento: Chi vuole la guerra? GLI INTELLETTUALI E LA GRANDE GUERRA Neutralismo Chi vuole la guerra? Nessusuno, verrebbe da rispondere e comunque non l'Italia, come avrebbero detto i neutralisti a riguardo del nostro intervento nel primo conflitto mondiale.
Infatti, erano in molti, a quel tempo, a ritenere che la guerra fosse un affare che non ci riguardasse; lo si può notare, per esempio, da una lettera inviata a Giolitti da un gruppo di operai che dice: ”Abbattete con tutti i mezzi i nemici dell'umanità, coloro che vogliono lavarsi le mani nel sangue proletario”, sottolineando l'ideologia neutralista dei proletari e il concetto di guerra borghese da loro sostenuto. La lettera si conclude con: “Difendetevi liberamente; il popolo tutto è con voi e saprà difendervi anch'esso dalle accuse dei venduti”.
In quest'ultima affermazione, è da notare come si sottolinei la maggioranza neutralista italiana del tempo (il popolo tutto), che però non basterà ad evitare il nostro intervento. Altro testimone dell'inutilità della guerra è lo scrittore Renato Serra, assolutamente non disposto a vedere la guerra come farmaco per ogni male, l'unico lato positivo che egli riesce in qualche modo a trovare in questa “perdita cieca”, è la prospettiva di un riavvicinamento solidale dell'uomo: “Si impara a soffrire, a resistere, a contentarsi di poco, a vivere più degnamente, con più seria fraternità, con più religiosa semplicità, individui e nazioni: finché non disimpariamo”. Non quindi una partecipazione in nome della patria, ma in nome della vita, che solo nel conflitto potrebbe ritrovare una sua legittimazione. Ma in ogni caso, egli conclude riprendendo la sua teoria originale: la guerra come perdita cieca, dolore, sperpero, distruzione enorme e inutile. Interventismo Ovviamente, non tutti la pensavano come Serra e i proletari già citati, vi era infatti un certo numero di persone e letterati che abbracciavano la guerra. Gabriele d'annunzio era uno di questi. Questo scrittore, infatti, trova nel conflitto una nuova occasione per rendere spettacolare la sua esistenza: “No, noi non siamo, noi non vogliamo essere un museo, un albergo, un orizzonte ridipinto col blu di Prussia per le lune di miele internazionali...”. Questa frase, trasuda di protagonismo, d'Annunzio qui, vule risvegliare nel popolo quel sentimento nazionalista tanto forte in lui. Questi suoi spiriti nazionalistici e narcisisti, derivano soprattutto dalla divulgazione in Italia della filosofia Nietzscheana e del suo motivo portante: il superuomo, teoria che questo scrittore apprese in maniera indiretta e semplificatoria, attraverso gli spettacoli di Wagner. Il superomismo, è la dottrina di Nietzsche, secondo la quale il superuomo è il protagonista della storia. Egli è coluiche realizzerà un nuovo esemplare di umanità al di là della morale comune, della mediocrità