La politica giolittiana tra equilibrio e demagogia
Rassegna di argomento culturale. La figura di Giovanni Giolitti è stata oggetto di dibattito per grande parte della storiografia. (2 pagine formato doc)
La politica giolittiana tra equilibrio e demagogia La politica giolittiana tra equilibrio e demagogia Destinazione: rassegna di argomento culturale La figura di Giovanni Giolitti è stata oggetto di dibattito per grande parte della storiografia.
Durante il suo operato Giolitti attuò una politica che può essere definita ambigua se non demagogica. Dall'inizio del `900 l'Europa è caratterizzata da una grande fioritura economica e “l'Italia, aveva, dentro questo quadro, un particolare rilievo, perché, come i tecnici notavano, nessun altro paese di Europa compiva, in quel tempo, progressi tanto rapidi ed estesi…” (B.Croce). E proprio in questo contesto s'inserisce la figura di Giolitti, che nel 1903, divenuto presidente del consiglio dopo Zanardelli, propone una politica di stampo liberale e si impegna a fronteggiare “per quanto possibile, le cause del malcontento, con un profondo e radicale mutamento di indirizzo tanto nei metodi di governo, quanto nella legislazione” (G. Giolitti). Ciò che egli sottolinea è l'importanza di una politica che non sia attuata con la violenza; non deve essere una politica di stampo militaristico. Deve essere invece rispettato l'ideale democratico che ne è la base. Dalla riflessione sulla sua politica si riscontra però una sapiente strategia nell'accaparrarsi il consenso delle più diverse fazioni politiche attraverso un accurato programma politico di tipo demagogico. Salvemini dice “La tattica dell'onorevole Giolitti è stata sempre quella di far la politica conservatrice per mezzo dei condottieri dei partiti democratici: sia lusingandoli ed addomesticandoli(…), sia conquistandoli con riforme le quali non intacchino seriamente gli interessi economici e politici dei gruppi dominanti al governo”. Ciò è pur vero se si pensa che in un primo momento, in favore della sinistra, egli attua una serie di riforme sociali indirizzate alle frange della popolazione più deboli (donne, bambini, anziani, operai). Inoltre nel 1903 invita Turati (esponente del socialismo moderato) a far parte del governo e sebbene questi rifiuti, egli persiste nella sua politica in favore della sinistra con “la teoria del tutto nuova che i sindacati dovevano essere benvenuti come una valvola di sicurezza contro le agitazioni sociali …” (M. Smith). Dunque “la politica Giolittiana (…) dal 1900 in poi, appare costruita sulla richiesta della collaborazione governativa con il partito della classe operaia e con i suoi uomini più rappresentativi …” (P. Togliatti). Ma c'è chi, come Salvemini, sostiene che a collaborazione con i partiti di sinistra sia stata attuata per mezzo di riforme che non intaccassero seriamente gli interessi economici e politici dei gruppi dominanti nel governo. La sinistra del suo tempo e parte della storiografia postuma accusa infatti Giolitti dello sfruttamento dell'Italia meridionale. Egli infatti attuò delle riforme che solo apparentemente giova