Tema sull'aborto: pro e contro fra etica e legge

Tema argomentativo svolto sull'aborto: pro e contro dell'interruzione di gravidanza secondo la legge italiana, l'etica e la libertà personale

Tema sull'aborto: pro e contro fra etica e legge
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TEMA SULL'ABORTO

Manifestanti pro aborto nel 1978
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Aborto deriva dal latino e significa letteralmente “venire al mondo prima del giusto tempo”.

Espressioni come interruzione di gravidanza o della maternità vengono utilizzate come sinonimi di aborto. Erroneamente viene utilizzata anche l’espressione “infanticidio”, che nella lingua italiana designa invece l’uccisione volontaria di un bambino già nato.

Nel campo medico, aborto significa espulsione dell’embrione nel periodo che va da 0 giorni a 6 mesi: dopo tale periodo infatti il bambino può nascere e sopravvivere.

ABORTO: COS'È

L’aborto può avvenire per cause naturali (in questo caso si parla di aborto spontaneo) o per volontà umana (si parla di aborto procurato o interruzione di gravidanza). L’aborto spontaneo avviene generalmente entro la 22a settimana di gestazione. L’aborto volontario avviene invece mediante intervento chirurgico, entro 90 giorni di gravidanza, oppure mediante l’assunzione della pillola del giorno dopo, che deve essere assunta entro 72 ore dal concepimento.

Il dibattito sull'aborto si fonda da anni sul concetto di “persona”: diverse sono le opinioni degli studiosi, da Locke a Hume ed Hegel il concetto si è arricchito e modificato, ed è tutt’ora discusso in ambito non solo medico ma anche giuridico.

ABORTO E CONCETTO DI PERSONA

Altra questione riguarda il tema “quando inizia la vita di una persona?”. A riguardo si sono definiti tre atteggiamenti differenti:

  1. Impostazione convenzionalista: un essere umano già nato può essere definito persona, mentre l’embrione è inteso come prodotto del concepimento, una parte biologica della madre;
  2. Impostazione essenzialista: si parla di persona al momento del concepimento, e così come la morte clinica viene determinata dall’encefalogramma piatto, così la nascita si stabilisce con l’inizio dell’attività cerebrale. In questo caso secondo alcuni sarebbe opportuno parlare di persona dopo i primi quaranta giorni dal concepimento del feto;
  3. Impostazione fenomenista: la persona è un soggetto unico e irripetibile, per cui l’embrione non è persona fino ai dieci giorni, ovvero quando lo zigote può dividersi dando origine a due o più embrioni.

Emergono poi diverse posizioni etico-morali riguardo all’aborto:

  • Fino agli anni ’70 la legge italiana proibiva l’aborto e prevedeva, per chi lo praticava, pene da 1 a 4 anni di detenzione. Nel ’78 venne approvata la legge che dettava le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza. Si tratta di una legge che da allora non ha mai smesso di essere molto discussa.
  • La Chiesa sostiene che Dio ci ha donato la vita, ma non come proprietà di cui poter disporre apertamente. Molte persone si ritrovano in questa opinione, reputando un “omicidio” la pratica dell’aborto. Questo perché tra i precetti della Chiesa e tra i suoi insegnamenti, c'è anche la sacralità della vita, che a detta della chiesa inizierebbe dal feto, se non dall'atto sessuale, considerato frutto del fine ultimo della procreazione.
  • La società laica si trova opposta all’opinione ecclesiastica, e molti sono favorevoli all’aborto. Secondo molti è giusto che la madre possa avere il diritto di “vita o morte” sul feto, perché coinvolta fisicamente e psichicamente.

L'ABORTO PER I GIOVANI

Intervistando un gruppo di giovani dai 18 ai 30 anni sono emerse diverse opinioni interessanti.

Barbara, 21 anni, dice di essere stata educata secondo presupposti cattolici che influenzano la sua posizione rispetto alla questione “aborto”. Lei è assolutamente contraria all’aborto, poiché ritiene che, fin dal concepimento, il feto sia una persona a tutti gli effetti e, come tale, abbia diritto di vivere.

Ovviamente bisognerebbe trovarsi in una situazione del genere - continua Barbara - ma è fermamente convinta che se una ragazza fosse vittima di uno stupro e rimanesse incinta, non dovrebbe essere un innocente a pagare per il male commesso da un altro. Inoltre, poiché la maggioranza degli aborti avviene a seguito di rapporti sessuali non protetti, Barbara sostiene che lo stato dovrebbe mettersi a disposizione con strutture adeguate per accogliere ragazze-madri, e le famiglie gli amici dovrebbero incoraggiare le ragazze alla gravidanza anziché all’aborto.

Irene, Simone e Alberto, rispettivamente 26, 22, 29 anni, sono favorevoli all’aborto, poiché ritengono che se una donna presenta problemi fisici e/o psichici e non è in grado si sostenere una gravidanza e allevare un figlio, abbia il diritto di decidere consapevolmente di porre fine alla gravidanza.

Prendendo come esempio una ragazza vittima di stupro, come mettere al mondo il frutto di una violenza, un essere indesiderato, non cercato, e non accettato? In Italia le associazioni in grado di aiutare le ragazze-madri o tutte coloro che necessitino di strutture adeguate, sono pressoché assenti o poco pubblicizzate. Questi ragazzi pensano che non sia giusto prendere decisioni per un altro essere vivente, ma ritengono che al mondo ci siano già molti bambini orfani e con situazioni di disagio.

Viviamo in un mondo difficile, e seppur questo discorso possa essere considerato egoistico, la vita di una donna è già complicata anche senza la presenza di un figlio indesiderato. Secondo Irene, Simone e Alberto lo Stato dovrebbe appoggiare l’interruzione volontaria di gravidanza secondo le norme, e lasciare alle singole coscienze la facoltà di scegliere sulla base delle proprie convinzioni, dei propri valori ed ideali. In tale modo lo stato adempirebbe al suo compito primario di garantire la tutela dell’incolumità fisica dell’individuo, impedendo il ricorso a sistemi illegali e poco sicuri per la pratica abortiva.

ABORTO: COMMENTO

Personalmente sono d’accordo con il secondo gruppo di ragazzi, poiché credo che la donna abbia il pieno diritto a decidere se avere un figlio o meno. Se il feto presentasse malformazioni sarebbe giusto metterlo al mondo, sapendo in anticipo che dovrà vivere una vita di emarginazione e insoddisfazione? Secondo me no, ed è soprattutto nell’interesse di quella futura persona che parlo. Se una ragazza malata di AIDS fosse incinta e il figlio ereditasse il virus, sarebbe giusto metterlo al mondo firmando la sua inevitabile condanna a morte? Una ragazza vittima di stupro? Non bisogna far pagare ad un innocente la malefatta di un'altra persona, ma che vita avrà questo bambino? E la madre come si sentirà guardando questo figlio?

Penso il figlio sia il frutto dell’amore di due persone che sono coscienti e si sentono pronte ad affrontare la gravidanza, la nascita e la crescita di un figlio che in futuro diventerà parte della società.

Questo non può avvenire se la chiesa o chiunque puritano impone le sue ideologie cattoliche, che affibbiano alla la donna l’esclusivo compito di fare figli e allevarli. La donna è una persona con sentimenti e cervello, pertanto, è giusto che in merito all’aborto prenda le decisioni che ritiene più opportune, in quanto è lei che deve portare nel grembo la vita, e per chi è già madre saprà che non è così semplice.

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