Il fascismo
Facendo riferimento alle principali interpretazioni che la storiografia ha dato del fascismo, si evidenzi l'aspetto di forte discontinuità di quel regime con fo Stato liberale La dittatura fascista non si affermò subito dopo la "marcia su Roma" (28 ottobre 1922) che, come si sa, indusse il rè Vittorio Emanuele III a consegnare il potere a Benito Mussolini.
Ci fu un governo autoritario, guidato da Mussolini, ma aperto alla partecipazione di alcuni esponenti politici non fascisti, che vide la progressiva "fascistizzazione" dello Stato, ma che fu segnato anche dalla grave crisi seguita al delitto Matteotti.
Superata quella crisi, il fascismo si affermò come regime totalitario, a partire dalla svolta del discorso di Mussolini tenuto alla Camera il 3 gennaio 1925. Mussolini si assunse la responsabilità morale e politica del delitto Matteotti e diede il via ad un regime nel quale si sarebbe dovuta identificare l'intera nazione. Mussolini divenne il dittatore di un regime che, conferendo amplissimi poteri al capo dell'Esecutivo, esautorava completamente il Parlamento e, in sostanza, emarginava pure la monarchia.Imbavagliata la stampa, sciolti i partiti fuorché il Partito Nazionale Fascista, cancellate le organizzazioni sindacali, proibiti gli scioperi, fu creato il cosiddetto Stato "etico", nel quale avrebbero dovuto confluire tutte le energie spirituali della nazione, e "corporativo", cioè basato, per quanto riguarda l'economia, sulle "Corporazioni", nelle quali avrebbero dovuto coesistere imprenditori e lavoratori, subordinando i loro interessi di categoria ai superiori interessi della nazione, in questo modo, il movimento dei lavoratori, cancellato nelle sue strutture organizzative autonome e nel suo potere di libera contrattazione, veniva annullato anche come forza protagonista della società, per essere incorporato nella struttura dello Stato fascista ed essere ridotto ad elemento puramente subalterno della politica economica diretta dallo Stato. Il regime fascista si presentava così con caratteri di chiara discontinuità rispetto allo Stato liberale, con l'introduzione anche di evidenti elementi di dirigismo nell'economia. Questo dirigismo si accentuò dopo la crisi del 1929: negli anni '30, lo Stato intervenne sempre più massicciamente nell'economia, allo scopo soprattutto di salvare settori industriali e banche in difficoltà, creando l'I.R.I. (Istituto per la Ricostruzione Industriale) e favorendo la concentrazione monopolistica. Aspetti di chiara discontinuità rispetto al passato si rivelarono anche in politica estera, nella quale, nel corso degli anni '30, il fascismo assunse caratteri sempre più aggressivi, lanciando l'Italia in nuove avventure coloniali (basti pensare all'impresa d'Etiopia ed all'instaurazione dell'impero) e rivendicando apertamente un nuovo ordine mondiale. A conferma di questa aggressività, si possono ricordare pure l'intervento armato nella
guerra di Spagna e l'aggressione all'Albania.