La politica interna di Gioilitti

tema di storia sugli aspetti critici della politica interna di Giolitti. (1 pagina, formato word) (0 pagine formato doc)

Appunto di 6pastorale
La politica interna giolittiana: aspetti critici proponibili su Giolitti 5° liceo scientifico, tema storico La politica interna giolittiana: aspetti critici proponibili su Giolitti.
La storia del Regno d'Italia dall'inizio del XX secolo allo scoppio della guerra mondiale vede la presenza decisiva di una figura politica sopra tutte le altre: quella di Giovanni Giolitti. Si tratta sicuramente di un uomo nuovo che, senza essere rivoluzionario, si distingue sensibilmente da tutti gli altri per la modernità delle idee e la capacità di analisi della realtà. Egli resse (in totale) cinque ministeri, che, tranne l'ultimo, che si colloca dopo la Grande guerra, segnarono un vero e proprio successo della sua politica: il primo fra il '92 e il '93 e i successivi nel Novecento (1903-5, 1906-9, 1911-14).
Quando non fu presidente del Consiglio, fu comunque presente in qualità di ministro. La politica interna di Giolitti fu caratterizzata certamente da una serie di successi verso la democrazia, tanto che, se per Cavour si parlava di stato liberale, ora si può usare la definizione di stato liberal-democratico. La sua attività nell'interno fu caratterizzata da un particolare interesse verso l'aspetto economico, che è poi, soprattutto in questo periodo, quello fondamentale. I ministeri Giolitti si collocano infatti all'interno del cosiddetto “decollo industriale” (1896-1913), che richiedeva necessariamente un appoggio da parte della classe politica, volto a favorire l'attività produttiva. Nel primo ministero il governo approvò la statalizzazione delle ferrovie, problema che aveva messo in crisi più di una volta la classe politica, soprattutto quella di Sinistra, per l'opposizione delle sezioni toscane. Ricondurre la gestione delle ferrovie nelle mani dello stato significò rendere possibile una maggior organizzazione del servizio e una sua più accurata manutenzione. Significato profondamente economico ebbe anche la riduzione della rendita nazionale dal 5% al 3.5%, riducendo così gli interessi sui titoli di stato riconosciuti al cittadino-creditore. Questa manovra, estremamente pericolosa, perché i detentori dei titoli avrebbero potuto chiedere la restituzione immediata dei depositi, fu invece un eccellente successo, poiché lo stato poté recuperare facilmente una quantità enorme di denaro. Ma ciò avvenne perché il governo riceveva la fiducia della popolazione, come quest'ultima poté dimostrare in occasiona delle consultazioni elettorali, anche se comunque i creditori dello stato non potevano che essere persone con una certa disponibilità finanziaria, cioè, in definitiva, borghesi. Nel suo terzo ministero, Giolitti mise a segno un'altra manovra economica che era stata proposta già alcuni anni addietro, e cioè la statalizzazione delle assicurazioni sulla vita. Queste, che prima erano gestite da agenzie private, ora diventano monopolio assoluto dello stato, il che significa da un lato vantaggio economico pubblico, dall'altro impossibilità di speculazione da