Il dolore: tesina maturità
Tesina di maturità sul dolore che comprende: filosofia con Schopenhauer, arte con Munch e francese con Baudelaire (8 pagine formato doc)
DOLORE: TESINA MATURITA'
Il dolore.
Motivazione della scelta tematica. Sicuramente molte persone si chiedono perché io abbia scelto un tema così triste e poco adatto ad un adolescente piena di vita e nel fiore dei suoi anni più belli e felici. La mia risposta è la seguente: non è necessario aver provato personalmente ciò che scrivi; credo che l’ importante sia conoscere l’argomento, e nel corso di questo mio ultimo anno ho incontrato, studiato ed approfondito moltissimi autori, scrittori, pensatori, che fecero della concezione del dolore la base del loro essere.Il dolore che ho trattato nelle seguenti pagine non è un dolore fisico, causato da agenti esterni, ma un dolore psicologico, un dolore interiore, una sorta di tormento, un male profondo che divora l’anima.
L'uomo e il dolore: tesina maturità
TESINA SUL DOLORE LICEO CLASSICO
Il vocabolario, alla voce “dolore” riporta le seguenti parole: sensazione di molestia, d’insofferenza, di pena, causata da un male fisco o da una sofferenza morale. E’ però difficile stabilire in modo univoco cosa sia il dolore, in quanto è un concetto soggettivo e si presenta in forme differenti, influenzando gli uomini in molteplici modi, a seconda della sua intensità,o a seconda della sensibilità e della fragilità delle vittime.
Il tema del dolore è molto vasto, spazia dall’esistenzialismo, al pessimismo, al decadentismo, ma ciò che più è importante è che la sofferenza riguarda tutta l’umanità, è un aspetto comune alla vita di tutti noi.
Personalmente ritengo che l’interiorità delle persone che mi circondano sia la cosa più importante, perché ciò che sentiamo interiormente sta alla base, ed è la causa dei nostri comportamenti.
Tesina multidisciplinare sul dolore
TESINA DOLORE E SOFFERENZA
IL GRIDO
“Camminavo lungo la strada con due amici- quando il sole tramontò- il cielo si tinse all’improvviso di un rosso sangue- mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto- sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco- i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura- sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.
Con queste parole Edvard Munch descrive la sua opera più famosa “IL GRIDO” del 1893.
Munch racconta in almeno 4 appunti dei suoi diari, con leggere varianti, l’origine di uno dei dipinti più celebri della modernità. Si tratta dell’immagine che meglio di qualunque altra condensa, con una potenza visiva inaudita, il senso dell’irrimediabile perdita dell’armonia tra uomo e cosmo, spingendo tale consapevolezza fino a un punto di non ritorno.
In questo magnifico dipinto, la natura e i colori esistono in funzione della percezione interiore, ogni cosa diventa specchio dell’anima. Tutto si riferisce alla perdita di equilibrio, dalle linee che ondeggiano pericolosamente, sul punto di esser quasi risucchiate da un vortice,al ponte che sembra scivolare verso l’osservatore. La raffigurazione diventa emblema del dolore universale. La creatura che si volta in primo piano, sbarra gli occhi e porta le mani alle orecchie per non udire un urlo che è al contempo suo e del mondo circostante, ed inoltre per non udire nemmeno i passi della coppia alle spalle, che cammina in direzione opposta. Questa creatura è ridotta ai minimi termini, infatti non ci da nessuna idea sul quale possa essere la sua età, il suo sesso, la sua razza. La forza della visione è potenziata dalla scelta di far tagliare l’inquadratura dal margine inferiore del supporto, annullando così ogni mediazione tra il mondo dipinto e quello reale.
Il dolore: tesina maturità
TESINA SUL DOLORE LICEO LINGUISTICO
La vita se per vita si intende la quiete, è irrimediabilmente lontana e perduta, nei profili azzurrati delle barche e nella sagoma tenue del campanile. Munch dipinge utilizzando il linguaggio espressionista: i colori hanno un significato simbolico, sono usati puri, contrapposti tra di loro, hanno tonalità accese anche quando la presenza della morte è incombente; in termini stilistici, l’artista norvegese introduce sorprendenti novità: da una parte un colore acido e violento, dall’altra una sinuosità lineare che conferisce al segno una valenza allucinata, infatti l’artista dipinge non quello che vede ma quello che sente dentro. In questo dipinto le pennellate accese si propagano intorno a questa creatura,e sono sprovviste di una legge che ne governi il moto, e sono conformi soltanto all’ imprevedibilità di un impulso emotivo talmente violento da mutarsi, per tragico paradosso,nel suo esatto contrario: la lacerante assenza di emozioni. E’ questo che forse colpisce e deturpa la figura e che ci spinge a ricordare che essa era, e non è più, una persona. Il prevalere delle tinte scure e del grigio-bruno nella parte bassa del dipinto lo confermano, così come la scarna e deformata sagoma del volto, assai più simile a un teschio che al viso di una persona.
Questa magnifica opera fu rubata il 23 agosto del 2004 dal museo di Oslo, in cui era custodita. Edward aveva assistito alla morte di molti suoi cari e proprio a causa di questo in tutti i suoi dipinti trapela un senso di disperazione.
Ne "Il grido" quindi, troviamo il manifesto dei suoi pensieri, il grido della nascita, dell'essere gettati nel mondo e già condannati; potrebbe essere il grido della morte davanti a cui la sorella bambina invano si era tappata le orecchie, oppure potrebbe riferirsi alla perdita di equilibrio, del scivolare all'interno di un dolore universale.