Storia dell'aborto dall'antichità ai giorni nostri

Tesina sulla storia dell'aborto e la sua evoluzione, dall'antichità ai giorni nostri: come era considerato nel mondo greco, romano, ebraico, cristiano e islamico, le conseguenze delle scoperte scientifiche sulla riflessione teologica, nuove definizioni dopo la Rivoluzione francese e la legge sull'aborto in Italia (Referendum del 1978) (15 pagine formato doc)

Appunto di flacc

STORIA DELL'ABORTO DALL'ANTICHITA' AI GIORNI NOSTRI

L’aborto dall’antichità al Settecento.

Fino a metà del Settecento, la gravidanza era un momentaneo mutamento nel corpo femminile, era un evento che riguardava un solo soggetto, la donna. Per questo essa era stata per molti secoli identificata con la procreazione e solo grazie ad essa l’esistenza femminile trovava senso e giustificazione.
Il feto, prima d’essere messo al mondo, viene considerato una parte della donna o meglio delle sue viscere.Tale opinione fu condivisa per lunghissimo tempo da filosofi, teologi e legislatori, sebbene non si basassero su alcuna teoria scientifica e sebbene medici illustri dell’antichità come Ippocrate e Asclepiade fossero d’avviso contrario. Così, nel caso in cui si fosse dovuto scegliere tra la gestante e il concepito, mai si sarebbe messa sullo stesso piano la vita della donna con quella del feto, giacché per secoli fu inammissibile la comparazione tra un essere formato e uno non ancora considerato tale.

Aborto: tema di attualità

STORIA DELL'ABORTO IN ITALIA

La donna era ritenuta solo un campo da seminare, ed era considerata l’unica responsabile in caso di sterilità della coppia.

Questa però aveva pieno controllo in tutto ciò che riguardava la gravidanza: erano solo le donne ad impartire consigli, istruzioni e accorgimenti alle gestanti e alla sua creatura, erano loro che aiutavano a partorire ed abortire, con i saperi oralmente tramandati di donna in donna e strettamente legati alle conoscenze interfamigliari della vita quotidiana. L’aborto era spesso procurato dalla levatrice, a volte dalla donna stessa, molto raramente dai medici che, in quanto seguaci di Ippocrate, erano generalmente contrari all’aborto.

Aborto: tema svolto

LEGGE SULL'ABORTO IN ITALIA

Poiché l’accorgersi di essere in cinta era incontestabilmente questione femminile, una donna che non avesse dato notizia della propria gravidanza, non poteva essere accusata di aver abortito giacché non v’era modo di provare l’avvenuto concepimento. Fino alla seconda metà del Settecento era sempre stato dato per scontato che la decisione di interrompere la gravidanza fosse di esclusiva pertinenza femminile, dal momento che ambiente sociale e istituzioni si disinteressavano di quanto avveniva tra il concepimento e il parto. Ciò non significa però che il frutto della nascita fosse socialmente economicamente e politicamente irrilevante; da sempre il bambino venuto alla luce diventa rilevante per il padre e per la comunità.

Tema sull'aborto

ABORTO NEL MEDIOEVO

L’interruzione di quel processo naturale interno alla donna per lo più rimaneva una questione privata che si verificava in situazioni di povertà, come conseguenza indesiderata della prostituzione, dello stupro o risultato del tentativo di salvare la vita della madre, o laddove fosse praticata per violare interessi economici o come vendetta per privare il marito di una discendenza...

Considerazioni sull'aborto: tema

REFERENDUM ABORTO 1978

Ciò che muterà nel tempo, sarà il conflitto tra madre e feto: nella prima fase che va dalla Rivoluzione francese alla seconda metà del Novecento, sarà il feto ad essere maggiormente tutelato; nella successiva fase, invece, che maturerà nella seconda metà del Novecento, la soluzione del conflitto –sempre politico, grazie anche al nuovo suffragio femminile- vedrà la donna come termine privilegiato della relazione. Nella legge 194 della Costituzione italiana, promulgato il 18 maggio 1978, si nota chiaramente come ora si tuteli maggiormente la donna anziché il nascituro.