I bambini soldato: riassunto e definizione

Bambini soldato: riassunto e definizione del fenomeno condannato dalle organizzazioni internazionali per la tutela dei minori come l'Unicef. Storia ed esempi

I bambini soldato: riassunto e definizione
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Bambini soldato: il fenomeno

Un bambino soldato in Ruanda
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Definiamo bambini soldato tutti quei ragazzi al di sotto dei 18 anni di età che fanno parte di forze armate o gruppi armati, regolari o irregolari che siano. Sono comprese nella casistica anche le ragazze reclutate per fini sessuali e per matrimoni forzati.

Bambini soldato: quanti sono

Se volessimo avere delle stime attendibili del fenomeno dei bambini soldato, dovremmo rifarci innanzi tutto alle stime dell’Unicef, che scrive:

Si stima che 250.000 bambini siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo. Sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell'infanzia.

Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Non ci sono dati attendibili sul numero dei bambini associati a forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.

Dove sono i bambini soldato

Questo tipo di sfruttamento avviene soprattutto in Africa e in Asia, ma è esistente anche in America ed Europa. Alcuni bambini sparano, altri ancora trasportano armi e mine. Si registrano anche molti casi di donne e ragazze che entrano nelle forze armate di opposizione. Negli ultimi anni questo fenomeno è in netto aumento perché in aumento sono i conflitti.

Alcuni ragazzi sono reclutati nelle forze armate del loro stato, altri fanno parte di armate di opposizione ai governi; sono esposti ai pericoli della battaglia e delle armi, trattati brutalmente e puniti in modo estremamente severo per gli errori commessi. Una tentata diserzione può portare agli arresti e, in qualche caso ad un’esecuzione sommaria. Anche le ragazze, sebbene in misura minore, sono reclutate e frequentemente soggette allo stupro e a violenze sessuali.

Bambini soldato: perché

Bambini Khmer in Cambogia
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Anche nella storia passata i ragazzi di solito sono stati usati come usati come soldati. Questo fenomeno è in netto aumento perché il modo di fare la guerra è cambiato. Oggi le guerre sono prevalentemente etniche, religiose o nazionalistiche.

L’uso di armi automatiche e leggere rende il modo di combattere più facile. Oggi un bambino di 10 anni può usare le armi che usano anche gli adulti. I minori affrontano il pericolo maggiore e per questo loro sono più incoscienti rispetto agli adulti, ad esempio ad attraversare un campo minato senza pensare ai rischi. La lunghezza dei conflitti rende sempre più urgenti trovare nuove reclute e rimpiazzare le perdite, dato che si fa fatica a trovare persone adulte che siano disposte a combattere.

Vengono così presi loro: minori, che poi vengono drogati con droghe ad esempio Marijuana, hashish, eroina e cocaina per non fargli capire i rischi che corrono.

Molti di loro si arruolano spontaneamente nelle forze armate per sfuggire alla miseria, oppure per sentirsi protetti o per vendicarsi.

I ragazzi, inoltre, non chiedono paghe e si fanno indottrinare e controllare più facilmente rispetto a un adulto, affrontano con incoscienza il pericolo.

Quando non è possibile trovare adulti disposti a combattere, si ricorre a ragazzi di età inferiore a quanto stabilito dalla legge, sia perché non si seguono le procedure normali di reclutamento, sia perché gli adulti falsificano i loro documenti, sia perché i ragazzi spesso non hanno documenti che dimostrano la loro vera età.

Si dice che alcuni ragazzi aderiscano alle forze armate come volontari. In questo caso le cause possono essere diverse: per lo più lo fanno per sopravvivenza o bisogno di protezione. Nella Repubblica Democratica del Congo, per esempio, nel ’97 da 4.000 a 5.000 adolescenti si sono arruolati: erano per la maggioranza ragazzi di strada.

In Uganda i bambini dell’Esercito di Dio sono addestrati collettivamente. Successivamente un bambino a caso viene accusato come traditore e gli altri devono ucciderlo con le loro mani.  Nella guerra che coinvolse l’Iran e l’Iraq ai piccoli iraniani in prima linea veniva fatta indossare la fascia bianca dei martiri dell’Islam. Le paghe mensili per i volontari, non ridotti in schiavitù, sono più o meno sui dieci dollari (che sono circa dieci euro).

Un altro motivo che spiega questi arruolamenti può essere dato da una certa cultura della violenza o dal desiderio di vendicare atrocità commesse contro parenti dei ragazzi o loro comunità.

Bambini soldato: conseguenze psicologiche

Il compito di un soldato è di uccidere e di fare male, conquistare i villaggi e uccidere i nemici. Chi riesce ad uscire dalla guerra senza mutilazioni o ferite, è comunque malato: è spesso denutrito, ha malattie della pelle, presenta patologie respiratorie. Si aggiungono a queste anche conseguenze di carattere sociale. Ci sono delle ripercussioni psicologiche dovute alle atrocità commesse o viste, con conseguenti panico e incubi. In più si manifesta nei ragazzi difficoltà a inserirsi in famiglia e a riprendere gli studi.

Alcuni ragazzi raccontano di avere difficoltà a dormire dopo le violenze. Le ragazze, dopo essere state nell’esercito, non riescono a sposarsi e finiscono per diventare prostitute.

L’uso dei bambini soldato fa correre a questi ultimi il rischio che vengano uccisi e fatti prigionieri; qualche volta possono rappresentare un rischio anche per la popolazione civile dal momento che, in situazioni di tensione, non hanno l’autocontrollo degli adulti e quindi sparano con maggiore facilità.

La maggior parte dei bambini soldato appartiene alla categoria dei ragazzi divisi dalle famiglie, poveri, che vivono in zone calde di conflitto, oppure che vivono in campi profughi, dove la comunità di cui fanno parte è dispersa o distrutta.

Ogni anno 8.000-10.000 bambini vengono uccisi o mutilati da mine antiuomo.

Nel 1994 l’ONU decise di costituire un gruppo di lavoro sui diritti dell’infanzia. L’assemblea degli stati europei e africani, a Strasburgo, ha elaborato una risoluzione per vietare il reclutamento e la partecipazione dei minori ai conflitti armati. Il diritto umanitario internazionale e la convenzione ONU stabiliscono i 15 anni come età per il reclutamento ma il limite è troppo basso e dovrebbe essere portato a 18 anni.

La convenzione dei diritti dell’infanzia del 1989 ha definito come “minore” ogni essere umano inferiore ai 18 anni. Quella dei 18 anni, infatti, è l’età in cui si può andare a votare, dal momento che essa indica il passaggio all’età adulta. I 18 anni sono l’età minima stabilita dai trattati internazionali per accedere ai lavori pericolosi.

Bambini soldato: esempi

Abbiamo detto che ci sono anche alcuni paesi europei che fanno uso di bambini soldato, reclutandoli regolarmente tra le file dell'esercito prima del raggiungimento della maggiore età. Vediamo due esempi recenti.

Bambini soldato nel Regno Unito

Il Regno Unito è tra i paesi europei che inviano abitualmente ragazzi di età inferiore ai 18 anni nei conflitti armati. Minorenni sono stati impiegati in operazioni nel Mar Adriatico e nella ex Jugoslavia durante la crisi del Kossovo.

Nell’aprile 1999 è stato reso noto che il più giovane guidatore di carri armati (un diciassettenne) era pronto a combattere ed era già stato schierato in Macedonia. Un altro diciassettenne, Jason Burt, è rimasto ucciso nel 1982, nella battaglia di M.T Longdon, nelle isole Falkland, mentre prestava servizio nel reggimento dei paracadutisti. Secondo sua madre, poco dopo essere entrato nel corpo dei paracadutisti all’età di diciassette anni, aveva cercato di donare del sangue, ma gli era stato detto che era troppo giovane per poterlo fare. Era anche troppo giovane per entrare nel primo reggimento di paracadutisti che sarebbe stato inviato nell’Italia del nord. Eppure Jason Burt non era considerato troppo giovane per non essere mandato in guerra.

In una lettera che inviò ai genitori egli scrisse che aveva voluto entrare nell’esercito e potenzialmente essere inviato in guerra, ma che non si sarebbe mai aspettato di andarci così presto.

C’è stato un incremento nell’arruolamento annuale di diciottenni nelle forze armate del Regno Unito tra marzo 1988 e marzo 1999: 9466 minori sono stati arruolati e hanno costituito circa un terzo del totale degli arruolamenti.

I minori sono uno dei bersagli preferiti per l’arruolamento a causa delle difficoltà dell’esercito britannico nel reclutare e nel trattenere personale adulto. Amnesty International chiede ai governi di sviluppare una politica coerente di impiego delle risorse rivolgendosi a differenti gruppi di età per l’arruolamento invece di preferire le persone più giovani e dunque più vulnerabili.

Un bambino soldato dell'UCK
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L’addestramento si è dimostrato in numerose occasioni letale per loro. Dal 1982 al 1999 il ministro della difesa ha constatato la morte di dodici minori nel corso degli addestramenti e in seguito ad altre forme di preparazione.

Alcuni di loro sono stati presi di mira da atti di nonnismo: sono stati costretti a lavarsi col detersivo e a subire varie forme di aggressione fisica. Nel maggio 2000 un soldato diciassettenne è stato scagionato dall’accusa di diserzione che aveva ricevuto dopo aver denunciato i continui atti di nonnismo subiti.

Nel giugno 1999 gli organi di informazione hanno reso noto il caso di una madre che aveva scritto al governo nel 1997 riguardo alle condizioni di salute di suo figlio.

Il ragazzo era stato impiegato con il battaglione dei Highlanders della Regina nel corso della Guerra del Golfo all’età di 17 anni ed era tornato completamente distrutto. Amnesty International chiede al Regno Unito di ratificare il Protocollo Opzionale sui diritti dell’infanzia il prima possibile e fa la richiesta di non impiegare più i minori nei conflitti o in qualsiasi operazione di pace o operazioni simili. L’organizzazione chiede anche al governo di mantenere lo stato di civili per i minori durante l’addestramento.        

I ragazzi soldato dell'UCK

I ragazzi in uniforme dell’UCK parlano tutte le lingue d’Europa. Uno di loro testimonia che prima guadagnava 3500 marchi al mese, ma ha preferito lasciare tutto per andare a combattere.

I compagni di questo ragazzo sono morti e li hanno seppelliti da poco; è stato un funerale contadino, senza preghiere ma con diversi discorsi patriottici.

Le bare erano avvolte nella bandiera dell’Albania, le casse costruite in umile legno di pioppo e i nomi dei caduti scritti a penna biro su semplici assi di legno.

Fuori dal cimitero i parenti offrivano sigarette ai parenti che sfollavano in segno di ringraziamento.

Questo accadeva nell’agosto del 1998. Il ragazzo aveva raggiunto l’UCK nel marzo precedente; studente del secondo anno di Storia, aveva deciso di prendere le armi.

Da allora veniva a salutare i genitori solo raramente: una scappata in paese senza mai dire da dove veniva, né dove stava andando, per rispettare il segreto militare. Alla parete della sua stanza, i familiari hanno messo questa scritta: I bambini crescono sognando, ma un popolo che dorme, muore.

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