Il neorealismo: significato, caratteristiche ed esponenti

Relazione sul neorealismo nella letteratura - significato e caratteristiche - con particolare riferimento ai principali autori italiani (8 pagine formato doc)

Appunto di peppe3493503410

NEOREALISMO: SIGNIFICATO, CARATTERISTICHE ED ESPONENTI

Neorealismo.

Il termine neorealismo fu usato già verso la fine degli anni Venti per indicare recenti tendenze artistiche e letterarie, sul modello del tedesco Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività). Ma a utilizzarlo in modo nuovo fu nel 1942 il montatore cinematografico Mario Serandrei, per il film Ossessione di Visconti, e rapida fu la sua diffusione nell’ambito cinematografico. Già subito dopo 1943 esso si estese anche all’ambito letterario, con varie oscillazioni e sovrapposizioni con altri termini (come realismo in generale, socialrealismo e più tardi anche realismo socialista): chi lo utilizzava in accezione positiva sottolineava la novità del fenomeno e insieme il suo collegamento con la grande tradizione ottocentesca, messa da parte durante gli anni del fascismo; chi lo impiegava in accezione negativa ne sottolineava il carattere occasionale, troppo legato alla cronaca immediata, e gli opponeva l’ipotesi di un realismo più maturo e cosciente delle proprie prospettive.
(R. Luperini).

Cos'è il Neorealismo?

NEOREALISMO: CARATTERISTICHE

La narrativa. La narrativa ha rappresentato il veicolo artistico più indicativo per esprimere la nuova realtà italiana durante gli anni della ricostruzione. Il nuovo scrittore si dissociava sia dalla letteratura estetizzante del Decadentismo, sia da quella esistenziale dell’età fra le due guerre, giudicandola letteratura «dell’assenza». Vi si riscontravano fiacchezza interiore e finalità consolatorie, la si accusava di essere più portata all’evasione che all’impegno, di essersi chiusa nella torre d’avorio di un linguaggio ermetico, aperto solo agli iniziati.
Un’accusa molto pesante, perché sotto il velo dell’«assenza» alla logica del Fascismo, si nascondevano personalità di notevole rilievo che con le loro opere hanno lasciato un’alta testimonianza di impegno morale. Si pensi alla tensione etica di un Montale in Non chiederci la parola o alla sofferenza storica ed individuale di un Ungaretti ne L’Allegria, o ai risvolti sociali presenti nella frantumazione dell’individuo in Svevo e Pirandello.

NEOREALISMO: ESPONENTI

È stata senz’altro una letteratura della borghesia, ma, come scrisse Vittorini — «letteratura della borghesia solo nel senso che è autocritica della borghesia»
Il Neorealismo sceglieva come genere privilegiato il romanzo, perché più della poesia, chiusa nel soggettivismo autobiografico, si prestava ad un’apertura alle masse. Il problema che si poneva era però quello di trasformare in opera letteraria una materia così intensamente vissuta. Era un problema di linguaggio. La soluzione fu di ripudio del precedente linguaggio cifrato e della prosa d’arte. Si favorì una lingua antiletteraria che si rifacesse al parlato, alle cadenze ritmiche di gerghi e di dialetti, più consoni della lingua letteraria a rendere l’acre e colorito sapore delle cose. Le tecniche narrative scavalcavano le precedenti soluzioni novecentesche (monologo interiore, flusso di coscienza, narrazione in prima persona a focalizzazione interna, destrutturazione del flusso temporale), riagganciandosi al modulo ottocentesco della narrazione in terza persona con autore onnisciente e testimone esterno alla vicenda.

NEOREALISMO: STORIA

Non mancarono ovviamente al Neorealismo alcuni eccessi:
a)    il continuo indulgere al bozzettistico o al verismo regionale senza scavare a fondo nelle pieghe del reale;
b)    la carenza di consapevolezza ideologica;
c)    la gratuita e schematica agiografia dei miti della guerra partigiana, al di là di ogni problematicismo e di un’indagine critica sulle luci e sulle ombre della Resistenza;
d)    la mole eccessiva di dati documentaristici;
e)    il mito esagerato della sanità del popolo, come apportatore di valori positivi;
f)    l’uso frequente di una lingua antiletteraria, cronachistica e diaristica spesso volutamente popolare, col pericolo di scadere in un nuovo linguaggio accademico e stereotipato.