Intellettuali e potere nella Roma imperiale: tesina

Analisi del ruolo e delle posizioni degli intellettuali nei confronti delle principali dinastie della Roma imperiale: Catullo, Seneca, Lucano, Tacito e Quintiliano (8 pagine formato doc)

Appunto di moread

INTELLETTUALI E POTERE NELLA ROMA IMPERIALE: TESINA

Lavoro intellettuale e impegno politico a Roma.

Fichte, filosofo idealista tedesco ha dichiarato a proposito del compito intellettuale: “La vera destinazione del ceto intellettuale è il controllo supremo sul progresso effettivo del genere umano nel suo complesso, e il continuo promovimento di questo progresso”(La missione del dotto). In questa chiave potremmo leggere tutta la produzione letteraria, artistica o epigrafica di ogni epoca.
Sembra essere chiaro alla maggior parte dei teorici meramente intellettuali o anche connessi in qualche modo al mondo politico che una qualsiasi ideologia di potere o in generale ogni comportamento umano se non diretto e sostenuto da modelli culturali sarebbero in sostanza ingovernabile, “un vero caos di tumulti e spinte contrastanti”.

Rapporto tra Seneca e potere politico: tesina

RAPPORTO INTELLETTUALE E POTERE SENECA

Tuttavia analizzare una società come quella romana cercando di cogliere i rapporti tra gli intellettuali e il potere è un’operazione complessa. La sua complessità dipende dal fatto che la società romana non è rimasta immutabile per tutti i mille e più anni della sua esistenza.
Nella fase repubblicana fino al I sec a.C. l’attività intellettuale aveva un peso anche politico consistente, basti pensare alla grande importanza che rivestiva l’essere capaci oratori in un contesto in cui il candidato consul doveva crearsi il consenso con i propri discorsi. Inoltre gli intellettuali erano fondamentalmente liberi di potersi esprimere a favore o contro la politica di un dato personaggio tramite le loro opere; l’esempio più appariscente è Cicerone che fu fiero esponente della fazione degli Optimates scagliandosi contro molti provvedimenti demagogici dello stesso Cesare che saliva al potere foriero di radicali mutamenti per quanto attiene all’organizzazione politica di Roma. Gli intellettuali di questo periodo sono per lo più provenienti da ricche famiglie, le uniche che potevano assicurare ai giovani un’adeguata preparazione culturale (che di norma comprendeva anche viaggi fuori Roma, come il consueto viaggio di formazione ad Atene). Sono personaggi in vista che devono coniugare nella loro vita l’interesse letterario con una quasi obbligata carriera politica.

Intellettuali e potere: saggio breve su Seneca e Tacito a confronto

RAPPORTO TRA INTELLETTUALE E POTERE: TESINA

Questo fa capire l’avversione di Cicerone al movimento neoterico del I sec a.C. (Catullo in primis) Si trattava di uomini appartenenti alle famiglie degli Optimates o comunque al ceto dirigente che sceglievano di condurre una vita all’insegna dell’otium letterario, spesso indifferenti agli avvenimenti politici contemporanei o comunque non parteggiando per nessuno schieramento. Si trattava di un cenacolo di poeti che facevano proprie le innovazioni dei movimenti d’avanguardia dell’ellenismo greco, imitandone i canoni poetici, i temi e gli stili di vita dei poeti alla corte dei Tolomei. Catullo, scolarca dei neoterici inserisce nel suo Liber, esempio perfetto di poesia breve, varia ed erudita (come la poetica neoterica esigeva) anche carmi in cui si pronuncia su uomini politici in vista come Cesare o Cicerone.