Leonardo Sciascia: poetica, temi e stile
Tesina su Leonardo Sciascia: poetica, temi e stile letterario (6 pagine formato doc)
LEONARDO SCIASCIA POETICA
Pensando a Leonardo Sciascia, la nostra mente si collega direttamente alla sua Sicilia; pochi autori, infatti, hanno un legame così viscerale e profondo con la loro terra come lo scrittore di Recalmuto, in provincia di Agrigento.
Egli ha cercato però di rappresentarne qualcosa di più, distaccandosi in parte dagli stereotipi romantici e nazionalistici, dalla stessa letteratura verista e da quella letteratura da “stato d’assedio” (per citare l’espressione usata dallo scrittore e critico genovese Carlo Bo) tipica della sua terra che faceva del dolore e dello stato di soggezione e d’ingiurie subite, il fulcro narrativo.
Sciascia ha voluto render la Sicilia qualcosa di corale, la Sicilia come mondo, un’idea che si colloca nella globalità e non come una piccola realtà a sé stante.
LEONARDO SCIASCIA STILE LETTERARIO
Per far ciò, si è servito di una scrittura scarna ed essenziale, venata di ironia (egli viene definito scrittore di pamphlet )che eredita rimandi del romanzo storico e realista, aggiungendoci elementi da racconto giallo e poliziesco (ciò appare evidente in romanzi come Il giorno della civetta, Il Contesto e Todo Modo), incentrando l’attenzione sulla parola, come spettro di un’antica accusa fossilizzata, un memento sempre vivo, realizzando così una letteratura di ricerca critica e di denuncia.
Ma cosa accusa l’autore? Innanzitutto le condizioni della sua terra, l’arretratezza, che il progresso degli anni ’60 e il divario con l’industrializzazione del Nord Italia, hanno acuito maggiormente, la mafia, non solo quella che “tratta” a suon di colpi di lupara, ma quella più pericolosa e subdola, la mafia d’atteggiamenti, fatta d’intimidazioni, che si alimenta con la paura collettiva, la quale non è che la spia del potere, il vero motore che muove gli uomini.
Leonardo Sciascia: biografia breve
LEONARDO SCIASCIA TEMI E STILE
Il mio lavoro non vuol mettere in luce solo questi aspetti, ma anche la sicilitudine, ovvero la similitudine che si avverte nello scritto fra Sciascia e la sua terra d’origine, che si manifesta nella tendenza all’indugio, al “non dire tutto subito”, ai toni chiaroscuro (sarebbe meglio dire di Chiarchiaro), in bilico fra barocco e razionale, fra Morte e Vita, fra Luce ed Ombra, al tema della morte stagnante, sonnolenta e oziosa che vena le pagine dei suoi libri, simile alla siesta pomeridiana dei vecchi siciliani, che, con la coppola calata sul volto, aspettano l’arrivo della fine.
Una Sicilia che non è solo malinconia, pena o folklore, ma una terra posta davanti allo specchio, che si sa interrogare e criticare nei suoi mali, mali del mondo e non di questo suo piccolo universo, costruito dal Verismo, dove macerano patetismo e prevaricazioni: una terra in ascolto del mondo e che è a sua volta voce del mondo.
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