L'evoluzione del ruolo femminile tra 800 e 900: tesina

Tesina interdisciplinare sull'evoluzione della figura femminile nella storia e nella letteratura, tra l'800 e il 900 (21 pagine formato docx)

Appunto di annaelisabettab

L'EVOLUZIONE DEL RUOLO FEMMINILE TRA 800 E 900: TESINA

Non solo madri.

Evoluzione della figura femminile tra Ottocento e Novecento. Indice: introduzione, letteratura italiana (D'Annunzio e Saba), storia, letteratura inglese (Anne Sexton Housewife) e matematica.
Il passaggio dall’ottocento al novecento è segnato dalla riflessione di Sigmund Freud sulle relazioni familiari che cessano di essere considerate in termini idealizzati per essere calate nel vivo di una inquietudine psicologica dovuta in parte, anche, allo stesso mutamento del nucleo famigliare.
Infatti, se nelle società agricole le famiglie erano estese, costituite da varie generazioni e da vari nuclei parentali, nel novecento si assiste al trionfo della famiglia nucleare, la famiglia della società borghese moderna che essendo costituita da un unico nucleo di parentela valorizza al massimo i ruoli sessuali del padre e della madre rendendo più intensi e coinvolgenti i legami affettivi.

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EVOLUZIONE DELLA CONDIZIONE FEMMINILE

Questa trasformazione delle famiglie comportò inevitabilmente modificazioni nei rapporti tra coloro che erano uniti da un legame di parentela, ma anche nelle relazioni che questi avevano con il mondo esterno producendo ulteriori implicazioni psicologiche significative. Infatti, le famiglie nucleari, oltre ad essere costituite da un numero limitato di membri, erano caratterizzate dalla netta separazione tra mondo privato non produttivo interno e mondo pubblico produttivo poiché il lavoro non veniva più esercitato nell’ambiente famigliare, ma all’esterno dissimulando il significato sociale ed economico che fino a quel momento aveva avuto la struttura famigliare a vantaggio dei legami puramente affettivi.

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LA FIGURA FEMMINILE NELLA LETTERATURA

Letteratura italiana: solo quando tra ottocento e Novecento. Decisiva sul piano dell’esperienza esistenziale, la relazione fra madre e figlio non ha nella letteratura, fino alle soglie del Novecento, grande spazio. Ci sono alcune eccezioni, anche significative, come la lauda drammatica di Jacopone da Todi «Donna de Paradiso» , la madre citata più volte con estrema intensità da Dante e la aspremente criticata madre di Leopardi, ma al di là di questi e di altri casi eccezionali, è però solo fra Ottocento e Novecento, con il diffondersi della struttura familiare nucleare moderna e della psicoanalisi, che questa figura assume nella letteratura una posizione di rilievo offrendo occasioni di confronto decisive per la verifica conflittuale e dolorosa della propria identità.
Nel Novecento sotto la spinta delle teorie Freudiane i rapporti genitoriali smettono di essere considerati in termini idealizzati e diventano sempre più tormentati sulle orme del modello antecedente del Trovatore di Verdi, un’opera che ottenne un incredibile successo a metà Ottocento anticipando i turbamenti novecenteschi con l’originale racconto di un estremamente teso rapporto madre-figlio. Infatti, ciò che cattura maggiormente l’interesse dei letterati tra i vari punti del pensiero Freudiano è il complesso di Edipo che permette di calare il rapporto fra madre e figlio nel vivo di una inquietudine psicologica non priva di ambivalenze e di contraddizioni producendo opere estremamente innovative.

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LA FIGURA FEMMINILE NELLA STORIA

Una verifica della importanza di questa svolta può essere compiuta accostando la poesia di d’Annunzio ‘Consolazione’  a ‘Preghiera alla madre di Saba’:la differenza tra queste due opere è abissale e se nella poesia di d’Annunzio la figura materna abbandonata in un momento di fuga può essere riscoperta con un affetto protettivo senza inquietudine poiché la relazione madre-figlio si configura, per l’autore, come l’unica relazione capace di immediatezza e di autenticità, nella poesia di Saba, invece, tra madre e figlio è intercorso un rapporto di straziante dolore al punto da spingere il figlio a desiderare la morte per entrambi e, solo quando questa è ormai avvenuta da tempo per la madre, il figlio può rimuovere il sentimento doloroso provocando il piacere nuovo di un rapporto e di una scoperta, ma provocando anche un sentimento pericoloso poiché stanco della vita il poeta vuole solo ricongiungersi alla madre morendo. In questa poesia Saba è interessato al significato psicologico profondo rappresentato per il soggetto dalla figura materna e per questo il ricordo non è considerato in termini stabili, ma prospettando la possibilità di una sua attenuazione o di una sua rinascita a seconda dello stato psichico dell’io, dei suoi presenti bisogni e dei meccanismi inconsci come la rielaborazione del lutto.