I canoni aristotelici tra Gottsched e Lessing
Elaborato di letteratura tedesca sulla Poetica di Aristotele (5 pagine formato doc)
Punto di partenza per l'indagine sul
teatro, e in particolare sulla tragedia, compiuta in Germania alla
luce dell'Illuminismo nel corso del
1700, furono, oltre al dramma classico francese, i canoni di
Aristotele, stabiliti nella sua
Poetica, opera che segna l'inizio della teoria del teatro
occidentale e
che influenzerà, molto più tardi,
pensatori come Lessing, (l'unico che, anziché richiamarsi alle
varie
traduzioni di Aristotele, come da
prassi, prende invece i testi originali interpretandoli a proprio
modo).
A questi canoni si rifecero molti drammaturghi tedeschi tra i quali Gottsched e il già menzionato Lessing, anche se in maniera differente. Inizierei con il descrivere brevemente il contenuto della Poetica e i suoi punti principali, senza tralasciare, però, il fatto che il manoscritto originale, conservato con la biblioteca del filosofo di Stagira attraverso rocambolesche e fortunate vicende ed edito da Livio Andronico, molto probabilmente in origine doveva costituire solo una parte dell'opera (un secondo libro doveva trattare del comico e della commedia).
Aristotele apre la sua opera con la definizione dell'arte poetica come imitazione (mímesis) e classifica i generi poetici in: epica1, tragedia, commedia, ditirambo, auletica, citaristica. Analizzare la sua concezione di tragedia (argomento di cui mi occuperò principalmente in questo saggio) sarebbe a questo punto impossibile senza servirci del confronto (su cui Aristotele torna spesso nel corso dell'opera) di quest'ultima con la commedia.
1 Aristotele giudica la tragedia superiore, come forma artistica, alla poesia epica, specie grazie alla sua maggiore concentrazione ed unità di azione, ma anche per la presenza di elementi musicali e spettacolari.
A questi canoni si rifecero molti drammaturghi tedeschi tra i quali Gottsched e il già menzionato Lessing, anche se in maniera differente. Inizierei con il descrivere brevemente il contenuto della Poetica e i suoi punti principali, senza tralasciare, però, il fatto che il manoscritto originale, conservato con la biblioteca del filosofo di Stagira attraverso rocambolesche e fortunate vicende ed edito da Livio Andronico, molto probabilmente in origine doveva costituire solo una parte dell'opera (un secondo libro doveva trattare del comico e della commedia).
Aristotele apre la sua opera con la definizione dell'arte poetica come imitazione (mímesis) e classifica i generi poetici in: epica1, tragedia, commedia, ditirambo, auletica, citaristica. Analizzare la sua concezione di tragedia (argomento di cui mi occuperò principalmente in questo saggio) sarebbe a questo punto impossibile senza servirci del confronto (su cui Aristotele torna spesso nel corso dell'opera) di quest'ultima con la commedia.
1 Aristotele giudica la tragedia superiore, come forma artistica, alla poesia epica, specie grazie alla sua maggiore concentrazione ed unità di azione, ma anche per la presenza di elementi musicali e spettacolari.