Tesina maturità sulla felicità
Tesina di maturità per il liceo scientifico sulla felicità: percorso che analizza la concezione della felicità di alcuni autori e filosofi. Le materie collegate sono: italiano, latino, filosofia e storia dell'arte (9 pagine formato doc)
TESINA MATURITA' SULLA FELICITA'
Liceo scientifico.
La felicità. La gioia di vivere – Henri Matisse (1906)Premessa
Ho scelto di parlare della felicità soffermandomi su autori e filosofi studiati nel corso dell’anno scolastico, molti dei quali hanno inteso la felicità in senso negativo, per concludere con la visione di Wayne Dyer, che corrisponde con ciò che penso, cioè che la felicità va intesa in modo positivo e che essa dipende soltanto da noi stessi.
Argomenti per materia
• Italiano: Testo “Felicità raggiunta” di Montale.
• Latino: L’importanza della felicità statica – Lucrezio; La felicità sta nella virtù e la necessità dell’esame di coscienza – Seneca.
• Filosofia: La felicità come assenza di dolore e la noluntas come liberazione dal dolore – Schopenhauer; La creazione di nuovi valori e l’accettazione della vita: il superuomo – Nietzsche.
• St. dell’Arte: La gioia di vivere – Matisse.
“Felicità raggiunta” – Eugenio Montale
Tesina di maturità sulla ricerca della felicità
TESINA SULLA FELICITA' LICEO SCIENTIFICO
In questo componimento della raccolta Ossi di seppia (1924) Eugenio Montale tratta il tema della felicità umana. Egli considera la felicità nel suo carattere dinamico, senza pensare alla possibilità di una felicità statica.
1 Felicità raggiunta, si cammina
2 per te sul fil di lama.
3 Agli occhi sei barlume che vacilla,
4 al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
5 e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
6 Se giungi sulle anime invase
7 di tristezza e le schiari, il tuo mattino
8 è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
9 Ma nulla paga il pianto del bambino
10 a cui fugge il pallone tra le case.
Il poeta evidenzia la precarietà e la fugacità della felicità attraverso l’utilizzo di alcuni correlativi oggettivi: il camminare sull’orlo di una lama tagliente (vv.2), una fiammella debole che rischia di spegnersi a ogni soffio di vento (vv.3), una sottile lastra di ghiaccio che va in frantumi non appena un piede vi si posa (vv.4). Chiunque ami quella precaria condizione di felicità è invitato a non sollecitarla ulteriormente (vv.5). Nonostante la felicità non sia mai un possesso definitivo, quando questa viene “raggiunta” può comunque schiarire le anime dalla tristezza (vv. 6-7), come la luce del mattino. La felicità giunge inattesa, e per questo il suo “mattino” è insieme “dolce” e “turbatore” (vv.8-9), come se al piacere fosse sempre mista la sottile percezione dell’angoscia della perdita. L’alba, tanto bella quanto transitoria è correlativo oggettivo della felicità, condizione sublime ma precaria.
La conclusione evidenzia la fugacità delle gioie terrene, tramite il correlativo oggettivo del “pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case”: il dolore dell’esistere è sempre pronto ad annullare quei brevi momenti di “felicità raggiunta”.
Tesina maturità sulla felicità per il liceo classico
IMPORTANZA DELLA FELICITA' STATICA - LUCREZIO
L’importanza della felicità statica - Lucrezio
Tito Lucrezio fu un grande poeta latino vissuto probabilmente fra il 98 e il 55 a.C. Egli scrisse il De rerum Natura, un poema epico - didascalico (che si propone di insegnare) in cui espone la dottrina filosofica di Epicuro, di cui il poeta si rivela un discepolo entusiasta.
Nel proemio al secondo libro del De rerum natura Lucrezio esalta la felicità del sapiente epicureo, il quale, grazie all’autocontrollo, all’indipendenza dai desideri e all’abitudine ad un tipo di vita semplice, vive lontano dalle passioni e dai tumulti del mondo.
Il valore della filosofia epicurea è puramente strumentale, in quanto il suo fine è la felicità. Il ruolo della filosofia consiste nel fornire all’uomo un “tetrafarmaco” capace di:
1. Liberare gli uomini dal timore degli dei, dimostrando che questi ultimi, per la loro natura beata non si occupano delle faccende umane;
2. Liberare gli uomini dal timore della morte, dimostrando che essa non è nulla per l’uomo: “quando ci siamo noi la morte non c’è, quando c’è la morte non ci siamo noi” (Lettera di Epicuro a Meneceo, 125);
3. Dimostrare l’accessibilità del piacere, cioè la facile raggiungibilità del piacere stesso;
4. Dimostrare la lontananza del male, cioè la brevità e la provvisorietà del dolore.