L'intellettuale sotto il fascismo: tesina

L'intellettuale sotto il fascismo: tesina che collega storia, italiano, latino, greco, filosofia, storia dell'arte, inglese, fisica e matematica (41 pagine formato pps)

Appunto di immunesystem

INTELLETTUALE SOTTO IL FASCISMO: TESINA

L’intellettuale sotto il fascismo.

La stampa italiana è la stampa più libera del mondo”. Indice: fascismo, Eugenio Montale, Umberto Saba, Paradiso di Dante, Petronio, Callimaco, Hegel, La Guernica di Picasso, Munch, Orwell, teoria della relatività ristretta di Einstein, equazioni linerari in seno e coseno.
Storia: il fascismo. Cause.  Dopo la prima guerra mondiale, tra il 1919-20 nacquero forti tensioni sociali per lo scontento generale delle classi lavoratrici e della borghesia, che fecero esplodere in Italia il “biennio rosso”.
L’azione rivoluzionaria partì dai contadini che occuparono le terre e si estese agli operai che occuparono le fabbriche.
Gli industriali allora fecero la serrata delle fabbriche. Il movimento contadino fu represso dal governo Nitti mentre il presidente del Consiglio Giolitti, che doveva occuparsi degli operai, lasciò che l’agitazione si spegnesse da sola. Tale decisione suscitò le ire degli industriali che temendo i pericoli della rivoluzione, si rivolsero al movimento fascista per la sua organizzazione paramilitare che gli consentiva di compiere azioni illegali e violente.

Gli intellettuali in Italia nel 900: riassunto

INTELLETTUALI DI FRONTE AL FASCISMO

Dopo l’autunno del 1920, gli iscritti al fascismo, da poche centinaia di studenti salirono in pochi mesi ad oltre 300 mila. Essi provenivano soprattutto dal ceto medio che vedeva in Mussolini l’unico valido difensore dell’ordine borghese e dei valori della patria. Rafforzato da finanziamenti più cospicui, il fascismo scatenò le sue squadre d’azione che seminarono il terrore nella maggior parte del paese con la complicità delle autorità civili e militari che lasciarono impunite le loro azioni di violenza. Nel 1921 Giolitti propose a Mussolini di far partecipare i fascisti ad un’alleanza tra liberali e democratici, detta alleanza dei “Blocchi nazionali”, per indebolire il peso parlamentare dei socialisti e dei cattolici liberali. Questo si dimostrò il trampolino di lancio per il duce che, invece di entrare nella maggioranza dei “Blocchi nazionali”, costituì un gruppo di opposizione di destra contro il governo insieme ai nazionalisti e alla destra liberale. Si ebbe così nel novembre del 1921 la fondazione del Partito nazionale fascista (Pnf) e nell’ottobre del 1922 il Congresso del Pnf deliberò la marcia su Roma.
La marcia su Roma ebbe inizio il 27 del mese. Il re, rifiutatosi di bloccare i fascisti, il 30 dello stesso mese affidò a Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo.

MONTALE E IL FASCISMO

Politica. Nel suo primo governo, Mussolini tollerò una maggioranza di ministri non fascista per dare l’impressione che nulla fosse cambiato nel sistema parlamentare. In realtà attuò rapide trasformazioni per giungere alla formazione di uno stato autoritario; il governo si fece attribuire i pieni poteri, fu ridotto il numero dei ministeri e dei dipendenti pubblici per poter affidare gli incarichi ad uomini-servitori del partito.
Si costituirono due nuovi organismi: il Gran Consiglio del Fascismo, formato dai più stretti collaboratori di Mussolini, e la Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale, sottoposta agli ordini del capo del governo. Nel 1923 fu varata una nuova legge elettorale in base alla quale i due terzi dei seggi venivano assegnati alla lista più votata (la lista nazionale) cioè quella fascista. Nelle elezioni dell’aprile 1924, usando violenza contro la propaganda avversaria e truccando i risultati, i fascisti ottennero quasi il 65% dei voti. Per aver denunciato alla Camera i soprusi e i brogli commessi, il parlamentare socialista Giacomo Metteotti fu rapito e assassinato.