Tesina di maturità sulla maschera, un velo di apparenza sulla realtà

Percorso multidisciplinare per il colloquio della maturità sull'opposizione della realtà e apparenza (4 pagine formato doc)

Appunto di 8cha8

TESINA DI MATURITA' SULLA MASCHERA, UN VELO DI APPARENZA SULLA REALTA'

Colloquio di Maturità Scientifica
La Maschera.

Un velo di apparenza sulla realtà
Principalmente dalla seconda metà del 1800 emerse l'interrogativo su cosa siano la realtà e l'apparenza. Tale interrogativo trova espressione in tutte le branche della cultura e a porvi l'attenzione furono in particolare Pirandello e Schopenhauer che della frammentazione della realtà e della personalità dell'individuo hanno fatto il centro dei loro interessi.

La maschera: tesina di maturità

TEMA DELLA MASCHERA PIRANDELLO

Luigi Pirandello: Il contrasto tra ciò che appare all'uomo e ciò che l'individuo realmente è si può già intuire dall'etimologia della parola "persona". PERSONA significa in latino "maschera d'attore" ed indica il ruolo recitato sulla scena.

In italiano questa parola significa invece "l'essere umano nei rapporti sociali, in quanto soggetto cosciente di sè, moralmente autonomo, capace di dirtti e di doveri"; dunque oggi "persona" indica l'integrità dell'individuo, visto come unità intellettuale, morale e psicologica. La psicoanalisi ha poi messo in crisi questo concetto, mostrando come il soggetto è sempre, nel profondo, scisso e contraddittorio.
Questa scissione è evidente nella realtà descritta da Pirandello, secondo cui essa si sfaccetta in mille pezzi ed è inconoscibile. Ogni uomo indossa infatti mille maschere, tante da non sapere chi sia in realtà, se una di queste oppure ciò che dietro vi si cela.
La molteplicità della realtà, così come quella delle maschere che ci è imposto di indossare, porta inevitabilmente l'uomo ad interrogarsi sul problema della distinzione tra la realtà e l'apparenza.

Apparenza e realtà: tesina di maturità

TESINA SULLA MASCHERA, LICEO SCIENTIFICO

Pirandello, nel 1908, pubblicò il SAGGIO SULL'UMORISMO e in esso, tra l'altro, spiegò la sua visione nell'uomo di un limite ontologico. Esso infatti vive da sempre in un mondo privo di senso e, cercando di dare un significato alla propria esistenza, si crea una serie di autoinganni e illusioni, individuali e sociali (nelle istituzioni, nei riti o nelle convenzioni), che costituiscono quella che Pirandello chiama la FORMA dell'esistenza. Ciò che invece chiama VITA, e che è bloccata e paralizzata dalla forma, è una forza profonda e oscura che fermenta sotto la forma e che riesce ad erompere solo saltuariamenete nei momenti di sosta o di malattia.
Il soggetto, costretto a vivere nella forma, non è più una PERSONA integra, coerente e compatta, fondata sulla corrispondenza armonica tra desideri e realizzazione, passione e ragione, ma si riduce a una MASCHERA (o personaggio) che recita la parte che la società esige da lui e che egli stesso si impone attraverso i propri ideali morali.
Il personaggio ha davanti a se solo due strade: o sceglie l'incoscienza, l'ipocrisia, l'adeguamento passivo alle forme, oppure vive consapevolmente, amaramente e autoironicamente la scissione tra forma e vita. Nel primo caso è solo una maschera, nel secondo diventa una maschera nuda, dolorosamente consapevole degli autoinganni propri e altrui ma impotente a risolvere la contraddizione che pure individua. Nel secondo caso la riflessione intervine continuamente a porre una distanza tra il soggetto e la propria vita: più che vivere il personaggio "si guarda vivere" estraniandosi da sè e dagli altri.
Nella società l'unico modo per evitare l'isolamento è il mantenimento della maschera: quando un personaggio cerca rompere la forma viene allontanato, rifiutato, non può più trovare posto nella massa in quanto si porrebbe come elemento di disturbo in seno a quel vivere apparentemente rispettabile.