Il cittadino nel Medioevo: tesina

Tesina sulla figura del cittadino nel Medioevo e la vita di città (3 pagine formato doc)

Appunto di ary12

IL CITTADINO NEL MEDIOEVO: TESINA

Il cittadino e la vita di città nel Medioevo.

Alla fine del XII secolo, le città avevano al loro attivo il denaro, il numero degli uomini, le loro temibili solidarietà. Le franchigie cittadine avevano ben altro potere rispetto a quelle dei villaggi.
I cittadini, e i mercanti in primo luogo, avevano ottenuto dappertutto le libertà necessarie alle loro attività. Dalla fine del secolo XII i costumi oppressivi o umilianti si trovavano qua e là ridotti allo stato di vestigia; un diritto cittadino si sovrapponeva alle giurisdizioni che gli facevano concorrenza.
Gli uomini d’affari disponevano di un diritto libero dalla paralisi dei formalismi; potevano senza impacci reclutare la manodopera necessaria ai loro laboratori, controllare pesi e misure, mercati e fiere, regolare l’assunzione del personale e i mestieri, intervenire efficacemente in favore dei loro cittadini vittime di un furto o di un arbitrario sequestro.

La vita quotidiana nel Medioevo: tema


FIGURA DEL CITTADINO MEDIEVALE

Far parte del popolo non era facile; tuttavia il semplice fatto di risiedere a lungo in città assicurava di vivere in una relativa sicurezza, al riparo delle mura che arrestavano la gente a cavallo e i predoni, e poi di non morire di fame, perché la città possedeva delle riserve, dei capitali, una forza sufficiente per condurre in buon porto i suoi convogli di grano, di sopravvivere nel tempo della disoccupazione e della miseria grazie alla distribuzione di razioni, alle briciole della rapina della potenza e della carità.
In Occidente ogni città ha la sua cinta di mura; la cinta protettrice identifica la città, ogni città è chiusa, per necessità politica e militare.
La vicina campagna è dominata dalla proprietà e dai capitali cittadini, punteggiata di residenze borghesi; i suoi contadini frequentano regolarmente il mercato, incrociano sul loro cammino gli agricoltori sempre numerosi nelle metropoli.

Tuttavia una differenza c’è, ed è una differenza di dimensioni: una città agricola è più di un grande villaggio e la città occidentale non è caratterizzata dalla sua produzione agricola.

Mentalità medievale: riassunto


CITTADINI MEDIEVALI

Abitare in città, se si è poveri, significa in primo luogo occupare in due o tre una camera in alto, una tana senza luce o una soffitta che dà su un cortile posteriore; stabilirsi alla locanda, se si ha qualche soldo; disporre di una o due stanze se si ha famiglia. L’artigiano, abita la propria casa, dove ha il suo focolare, la sua cantina e il suo granaio, ma coi servi gli apprendisti.
Essere cittadino vuol dire dipendere dal mercato, del tutto o per una parte dell’anno; comprare il pane, il vino, il companatico; e infine subire gl’inconvenienti dell’essere rinchiusi tra le mura, mancare talvolta d’acqua potabile quando i pozzi sono inquinati; vivere in mezzo agli escrementi.
La municipalità ha potuto relegare i lebbrosi negli ospedali fuori delle mura, pubblicare dei regolamenti sanitari, ma è del tutto incapace di lottare efficacemente contro la peste, che si presenta in occasione d’assedi, di una guerra o di un’epidemia e che fa ripiegare la città su se stessa.
La campagna ha molto alimentato l’espansione, è probabile che all’inizio si dirigessero verso la città uomini agiati che erano attirati dalle sue libertà e dalle sue possibilità d’ascensione sociale.
Dal secolo XII in poi, gli agiati erano preceduti, o seguiti, dai fuggiaschi, dai poveri, dagli straccioni che, con l’aiuto dell’espansione, divennero sempre più numerosi; i laboratori cittadini assorbivano l’eccedenza di popolazione dei villaggi, i figli dei contadini parcellari o anche agricoltori rovinati dal mercato urbano e dall’estensione dei pascoli sui terreni che producevano grano.