La censura fascista in Italia: riassunto

La censura fascista in Italia: riassunto e descrizione delle forme di censura nel fascismo, censura dei libri, censura della stampa, stampa clandestina e censura del teatro

La censura fascista in Italia: riassunto
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LE CENSURA FASCISTA IN ITALIA

Il fascismo in Italia impose la censura tra il 1922 e il 1943. Questa consisteva nel limitare la libertà di espressione attraverso il controllo dei mass media, della stampa, della radio, delle parole e, infine, attraverso la soppressione della libertà di associazione e di religione. La censura era attuata attraverso uno stato di polizia. Con l'adozione delle cosiddette leggi fascistissime (che comprendevano la legge sulla stampa), i giornali potevano essere pubblicati solo da responsabili riconosciuti dallo Stato, ovvero persone fedeli al fascismo. In caso contrario, questi sarebbero stati considerati illegali.

Inoltre, il diritto allo sciopero fu abolito e la Camera dei Deputati fu soppressa, sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, mettendo così il potere legislativo sotto il pieno controllo fascista. Tutto ciò fu fatto senza modificare lo Statuto del Regno, quindi in modo del tutto costituzionale. Insieme alle leggi fascistissime, entrò in vigore anche una polizia segreta chiamata OVRA, che aveva il compito di tenere sotto controllo e denunciare chiunque avesse atteggiamenti antifascisti o dannosi per il regime. Questa repressione spinse molti autori, redattori e registi a censurarsi da soli. I principali obiettivi della censura fascista possono essere riassunti in quattro punti:

  1. Controllo dell'opinione pubblica per ottenere consensi;
  2. Mantenimento dell'immagine positiva del regime, attraverso la soppressione di qualsiasi forma di critica o opposizione al fascismo;
  3. Creazione di schedature di tutti i cittadini che contenessero informazioni sui loro interessi, idee e relazioni al fine di tenerli sotto controllo e creare uno stato di polizia;
  4. Lotta a qualsiasi contenuto ideologico estraneo al fascismo e a qualsiasi azione che potesse incoraggiare ideologie diverse da quella fascista.

CENSURA DELLE COMUNICAZIONI

L’attività censoria fu intrapresa dal Ministero della Cultura Popolare. Furono censurate tutte le parole non italiane, anche se era tuttavia possibile leggere testi stranieri ed era permesso ad autori stranieri di entrare in Italia e scrivere di essa. Addirittura chiacchierare in pubblico risultò una pratica molto poco utilizzata,poiché apposite spie e poliziotti potevano accusare chiunque di atteggiamenti anti-nazionali in seguito a discorsi sentiti; perfino le telefonate vennero intercettate e in casi di violazione dei principi fascisti venivano interrotte dai censori.

CENSURA DEI LIBRI

Nel 1930 fu proibita la distribuzione di libri che esponevano l’ideologia marxista, i quali finivano insieme agli altri testi banditi in biblioteche chiuse al pubblico. Fra il 1938 e il 1942 si verificò un evento chiamato rogo dei libri,termine simbolico che indicava la scomparsa totale di milioni di libri riguardanti la cultura ebraica, la Massoneria e l’ideologia comunista.

CENSURA DELLA STAMPA E STAMPA CLANDESTINA

La stampa in Italia durante il fascismo fu sottoposta a censura e controllo. Solo i fascisti potevano richiedere l'iscrizione all'ordine dei giornalisti. Le azioni intimidatorie, come la sospensione o la chiusura totale di alcune testate giornalistiche, erano molto influenti. Il Ministro della Cultura Popolare imponeva le notizie da pubblicare e il modo in cui dovevano essere divulgate, e poiché le testate giornalistiche erano affidate a direttori nominati dallo Stato, si può dire che la stampa italiana si autocensurava.

CENSURA TEATRALE

Anche il teatro fu sottoposto a censura durante il fascismo negli anni '30.

Il governo fascista gestiva le tournée delle compagnie teatrali e sottoponeva le opere a una forte censura. Per i suoi scopi censori, il regime si serviva dei giornalisti e a volte degli spettatori. Non era raro che un'opera fosse censurata completamente, ma era più comune che venissero eliminate solo alcune battute o scene che erano dannose per il regime fascista. I copioni dovevano essere controllati due mesi prima dell'esordio dell'opera, il che poteva causare ritardi nello spettacolo. Ciò spiega perché molti autori si autocensurassero e spesso utilizzassero frasi elogiatrici nei confronti del regime fascista.

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