Emmeline Pankhurst e le suffragette: il Femminismo tra Ottocento e Novecento

Emmeline Pankhurst e il femminismo: storia e protagoniste del movimento per l'emancipazione femminile tra l'Ottocento e il Novecento
Emmeline Pankhurst e le suffragette: il Femminismo tra Ottocento e Novecento
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1Cosa sono i movimenti per l’emancipazione femminile?

Suffragette per le strade di Londra nel 1912
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Dopo il 1789, con l’inizio della Rivoluzione Francese, si era progressivamente affermato in Europa il concetto di uguaglianza tra gli uomini: questa idea, che aveva contribuito a numerosi avanzamenti di carattere sociale e politico in senso liberale - come il diritto di voto e la fine dei privilegi per nascita - continuava a riguardare unicamente, o quasi, il sesso maschile. Parafrasando, si potrebbe dire che se si ammetteva l’uguaglianza tra gli uomini, restava implicito che quante non erano considerabili “uomini” per appartenenza di genere erano nei fatti escluse dal concetto di uguaglianza.  

Il ruolo della donna, ancora nel XIX secolo, rimaneva infatti in larga misura subordinato al genere maschile, secondo la tradizionale forma patriarcale della società diffusa da secoli in Occidente, che relegava le donne principalmente al ruolo domestico e di allevamento dei figli escludendole dalla partecipazione sociale e dalla politica

Emmeline Pankhurst (1858-1928)
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A partire dalla fine dell’Ottocento la “questione femminile” divenne però di sempre maggiore rilevanza, portando alla nascita di nuove correnti e movimenti favorevoli all’emancipazione femminile e impegnati nella rivendicazione dei diritti delle donne.  

In particolare il movimento inglese, sotto la guida di Emmeline Pankhurst, tra la fine dell’800 e l’inizio del Novecento fu quello più impegnato nella rivendicazione femminile, soprattutto per quanto riguarda il diritto di voto, all’epoca ancora negato alle donne; il movimento delle donne inglesi - che si diffuse poi nel resto del mondo - si caratterizzò per la determinazione con cui si battè per i proprio ideali e per l’adozione di metodi talvolta violenti, ma che raggiunsero infine l’obiettivo di conquistare diritti fondamentali nell’avanzamento verso la parità di genere.

2La questione femminile

2.1La condizione femminile nel XIX secolo

Nonostante alcune correnti del femminismo si fossero sviluppate già a partire dalla fine del ‘700, per tutto il secolo successivo il ruolo delle donna, nella società borghese, rimaneva del tutto subalterno a quello maschile

Alla fine dell’800 le donne erano ancora del tutto escluse dall’elettorato attivo e passivo; in molti paesi europei era negata loro la possibilità di accedere all’istruzione superiore come quella universitaria, fatto che limitava conseguentemente il loro accesso alle professioni socialmente più rilevanti, inoltre in ambito familiare alcune leggi impedivano loro la possibilità di disporre dei propri beni successivamente al matrimonio. 

2.2Le diverse condizioni sociali delle donne

Nella società borghese dell’800 la donna, soprattutto se proveniente da una famiglia agiata, riceveva un’istruzione basilare funzionale all’essere considerata “presentabile” a livello sociale come buona madre e moglie. Affrancate dai lavori domestici più faticosi - affidati alla servitù - queste rimanevano formalmente sottomesse all’autorità dei mariti, e il loro interesse per la cultura era tollerato fino al punto in cui non fosse ritenuto pericoloso per l’ordine sociale patriarcale.

Viceversa le donne provenienti da famiglie più umili, come le contadine, erano spesso costrette al duro lavoro pur vivendo in una identica, se non più dura, condizione di inferiorità morale e di sottomissione all’autorità maschile.

2.3La riflessione intellettuale

Il pensiero liberale e democratico del tempo non si occupava troppo della questione femminile. Eppure il ruolo di subalternità delle donne contrastava con i principi di una società più libera e moderna rispetto al passato: era questa la tesi espressa dal filosofo inglese John Stuart Mill nel libro “La servitù delle donne” - pubblicato nel 1869 - che per primo tra i liberali postulava che il grado di emancipazione femminile fosse sinonimo di civiltà e progresso per una nazione, schierandosi per la piena parità con la componente maschile.

Allo stesso modo il pensiero socialista, in via di diffusione in Europa, diffondeva l’idea di una sostanziale uguaglianza tra i generi, pur subordinando la questione femminile alla tematica dei diritti del lavoro.

3Il movimento femminile per il suffragio

3.1L'industrializzazione e il lavoro femminile

Parata del suffragio femminile a New York City, 1913
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Tuttavia qualcosa iniziò effettivamente a cambiare per le donne solo con l’avvento della rivoluzione industriale e del lavoro salariato: a partire dalla seconda metà del secolo l’inizio dell’industrializzazione avvicinò maggiormente le donne al lavoro fuori dall’ambito domestico.

Il lavoro femminile era motivato dalla dura necessità della sopravvivenza, mal pagato rispetto a quello maschile e con meno diritti, e non significava affatto la liberazione dagli obblighi familiari: tuttavia i maggiori contatti con il mondo esterno e l’esperienza nelle lotte sociali del tempo rendeva maggiormente coscienti le donne della propria condizione comune e del problema delle rivendicazioni femminili.

3.2L’inizio dei movimenti femminili in Europa

Millicent Fawcett (1847 - 1929), 1870: attivista britannica per i diritti delle donne
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Nonostante questa maggiore consapevolezza dei propri diritti, i vari movimenti femminili nati negli ultimi decenni dell’800 rimasero in gran parte marginali e ristretti a minoranze di donne intellettuali o operaie prive di un seguito consistente. Era tuttavia presente un coordinamento internazionale, visto che nel 1878 si tenne a Parigi il primo congresso per i diritti delle donne, animato da esponenti come l’italiana Anna Maria Mozzoni , già impegnata da diversi anni nella battaglia per l’estensione del diritto di voto alle donne italiane.

Le difficoltà dei movimenti femminili erano spesso dovute alla scarsa considerazione riservata alle rivendicazioni di genere rispetto a quelle più generali sociali e salariali.

3.3Il movimento inglese

Solamente in Inghilterra il movimento femminile si strutturò con il tempo in un’organizzazione più solida e in grado di raccogliere maggiori adesioni: nel 1867 era nata la prima associazione per il riconoscimento del diritto di voto alle donne, denominata National Society for Women’s Suffrage, le cui aderenti riceverono ben presto l’appellativo - soprattutto in termini dispregiativi da parte dei detrattori - di “suffragette”. 

In questa prima fase il movimento femminista inglese, sotto la guida dell’attivista Millicent Fawcett, cercò di far aderire anche gli uomini alla causa del diritto di voto alle donne, ma all’interno emersero presto anche interpretazioni più radicali ed esclusive della lotta politica femminista. 

3.4Emmeline Pankhurst

Emmeline Pankhurst
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Una delle maggiori esponenti del movimento fu Emmeline Pankhurst; nata nel 1858 a Manchester, già all’età di 14 anni era entrata nel movimento femminista inglese: mentre alcuni esponenti femministe ritenevano che la battaglia per il voto alle donne dovesse giungere anche a risultati parziali - come la concessione del diritto di voto alle sole donne non sposate -  Pankhurst era convinta della necessità dell’estensione del voto indistintamente per tutte le donne.

Oltre a questo l’obiettivo dell’attività dell’attivista britannica mirava al totale abbattimento delle disuguaglianza di genere, anche in materia di eredità e divorzio, postulando quindi una sostanziale uguaglianza nei diritti tra i due sessi.

3.5La nascita della WSPU

Per questo motivo, in polemica con le altre attiviste, nel 1889 Emmeline Pankhurst fondò una nuova associazione con l’obiettivo di rendere più concreta e decisa la battaglia femminista, organizzazione considerata di sinistra per i suoi rapporti con il sindacalismo e il partito laburista inglese. Nel 1903, insoddisfatta dei risultati ottenuti e delle promesse tradite da parte dei politici laburisti, Pankhurst decise, con la fondazione della Women’s Social and Political Union (WSPU), di radicalizzare ulteriormente la lotta femminista, aprendo la nuova organizzazione unicamente alle donne e adottando tattiche di azione diretta.

3.6I metodi di lotta

Il motto della WSPU fu “deeds, not words” - “fatti, non parole” - e la lotta delle femministe si concentrò su manifestazioni, scioperi e proteste pubbliche di sempre maggiore intensità, che vennero viste come pericolose per l’ordine sociale e pubblico e per questo duramente represse

Nel 1908 Pankhurst venne arrestata una prima volta, introducendo l’anno seguente lo sciopero della fame come forma di lotta per portare avanti la causa femminista: le tattiche del WSPU con il tempo arrivarono fino alla violenza contro persone e cose, con la distruzione di simboli dell’oppressione femminile e con lo scontro di piazza contro gli agenti di polizia. 

4Il diritto di voto delle donne nel ‘900

4.1Le donne nella Grande Guerra

Il movimento suffragista femminile dall’Inghilterra con il tempo si diffuse anche in altri paesi europei e negli Stati Uniti; tuttavia con l’inizio della Prima guerra mondiale nel 1914, la WSPU decise di sospendere la propria attività di protesta per sostenere il governo britannico.

Più in generale, in tutta Europa, con la guerra molte donne andarono a sostituire nei luoghi di lavoro i mariti al fronte, assumendo un ruolo di primaria importanza nella vita quotidiana dei paesi impegnati dal conflitto; sul piano delle relazioni sociali la guerra rappresentò un vero spartiacque nei rapporti tra i due sessi e nella considerazione dei rapporti di genere.

4.2La conquista del diritto di voto

Donne che votano per la prima volta a New York, 1920.
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Al termine del conflitto la battaglia politica delle donne inglesi fu infine coronata da successo: nel 1918 il governo britannico, anche in considerazione del decisivo ruolo femminile nel corso della guerra, concesse per la prima volta alle donne sposate il diritto di voto alle elezioni nazionali; successivamente nel 1928, come auspicato da Emmeline Pankhurst, che sarebbe morta lo stesso anno, il diritto venne esteso a tutte le donne senza distinzioni

Sebbene non fosse la prima nazione a prendere questo tipo di decisione, l’Inghilterra fu certamente la più importante, a cui seguirono la Germania nel 1919 e gli Stati Uniti nel 1920.

4.3Il voto femminile come diritto inalienabile

Donne nel seggio elettorale di Sierre (Svizzera), 1957
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Tuttavia in altri paesi europei - come Francia e Italia - nonostante alcuni sensibili miglioramenti la questione femminile rimase in secondo piano e la strada per l’emancipazione si sarebbe rivelata più tortuosa e difficile.   

Sul piano internazionale solo nel 1948, con l’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti umani da parte dell’ONU, il voto femminile verrà considerato un diritto inalienabile; la questione del voto rimarrà solo il primo passo verso un più generale riconoscimento dei diritti delle donne in Europa e non solo, con nuovi movimenti che nei decenni successivi riprenderanno la lotta politica femminista iniziata alla fine del XIX secolo.   

5Guarda il video sull'emancipazione femminile

    Domande & Risposte
  • Chi sono le suffragette?

    Le donne che appartenevano ad un movimento di emancipazione femminile che volevano ottenere il diritto di voto.

  • Chi è stata Emmeline Pankhurst?

    E' stata un'attivista e politica inglese e una delle maggiori esponenti del movimento delle suffragette.

  • Quando fu dato il voto alle donne in Inghilterra?

    Nel 1918 alle sole donne sposate mentre nel 1928 il voto si estese a tutte le donne senza distinzioni.

  • Quando c'è stato il suffragio universale maschile in Italia?

    Nel 1912.