fedra
Tutta la Fedra di Seneca tradotta (24 pagine formato doc)
Untitled FEDRA Personaggi Ippolito Fedra Nutrice Teseo Messaggero Coro degli Ateniesi Cacciatori e servi (personaggi muti) (Ippolito, cacciatori) IPPOLITO Avanti, circondate quel bosco fitto e quella vetta, Ateniesi! Perlustrate a passo veloce, sparpagliandovi, le terre sotto il petroso Parnete e quelle investite dal fiume che si affretta alle valli di Tria.
Arrampicatevi su quei monti sempre bianchi di neve come le vette della Scizia. Di là, voi, in quell'alta foresta che s'infoltisce di ontani, di là voialtri, verso quei prati che Zefiro, suscitando morbide erbe, carezza d'un soffio rugiadoso. E voi di là, dove, tra campi sparuti, come fa il Meandro, pigro scorre l'esile Ilisso che sfiora sterili arene col suo flutto avaro. E Voi per di là, a sinistra, sul sentiero dove Maratona apre i suoi anfratti: là le femmine sgravate, coi loro piccoli, cercano pascoli notturni. E voi laggiù, dove il duro Acarneo, ai tepidi venti, tempera i suoi rigori. Qualcuno scali l'Imetto ricco di miele, batta un altro la piccola Afidna. Ma c'è una terra che non tocchiamo da tempo: il Sunio sovrasta il suo golfo. C'è un cacciatore in cerca di gloria? File lo attende. Là scorrazza, flagello dei contadini, un cinghiale già famoso per le sue ferite. Allentate il guinzaglio, voi, ai cani silenziosi. Teneteli stretti, quei furiosi molossi. Lasciate che tendano il collare quegli ardenti cretesi dal pelo logoro sul collo. Gli spartani (è una razza ardita, sente il sangue) teneteli più forte, e vicini. Quando sarà il momento, faranno risuonare di latrati le cavità delle rocce; adesso buoni, a fiutar l'aria con le narici sagaci, a cercar le tane a muso basso, mentre la luce è ancora incerta e la terra bagnata conserva le impronte. Si affretti, qualcuno, a caricarsi sulle spalle robuste le reti a maglia larga, un altro i lacci ritorti. Lo spauracchio di penne rosse farà cadere in trappola le belve col suo vano terrore. Tu scaglierai il giavellotto, tu punterai a due mani lo spiedo di ferro pesante, tu starai in agguato e metterai in fuga, con le tue grida, le fiere. Tu, vittorioso, strapperai le viscere; alla preda col tuo coltello ricurvo. Diana, divina cacciatrice, sii propizia al tuo fedele, tu che regni sui segreti recessi della terra e raggiungi con infallibili colpi, le belve, sì, quelle che si dissetano al gelido Arasse, quelle che giocano sul ghiaccio del Danubio. Leoni di Getulia, cerve di Creta, l'insegue la tua mano che trafigge, più leggera, le agili gazzelle. Il ventre le tigri striate, il dorso ti offrono i bisonti villosi e gli uri selvaggi dalle lunghe corna. Il tuo arco, Diana, lo teme ogni animale che pascola in terre deserte, lo nascondano i gioghi selvaggi di Pirene o le gole selvagge dell'Ircania, lo conosca il povero Africano o l'Arabo ricco dei suoi boschi o il Sarmata nomade per lande sterminate. Non mollano la preda, le reti, non strappa i lacci il piede delle belve se tu, divina, assisti i tuoi devoti, ma geme sotto la preda il carro, dr