La donna e il marito ubriacone - Esopo
Traduzione es. 220 pag. 140 di Gymnasion 2 (1 pagine formato doc)
Una donna aveva il marito ubriaco; volendo correggerlo dal suo vizio, escogita una tale cosa.
Avendolo (essa) osservato devastato infatti dall’ubriachezza e essendo (egli) inebetito come un morto, dopo aver(lo) sollevato sulle spalle e (dopo) aver(lo) portato al cimitero, (lo) mise giù e se ne andò. Quando suppose che egli fosse ormai tornato sobrio, essendo ritornata batteva alla porta del cimitero. Avendo quello chiesto (lett. detto): “Chi sta bussando alla porta?”, la donna rispose: “io vengo per portare (lett. portando) le provviste ai morti”. E quello: “Non da mangiare, mio caro, ma portami piuttosto da bere; mi affliggi, infatti, ricordando(mi) del mangiare e non del bere”. Quella, essendosi battuta il petto: “Ahimè sventurata”, dice: “l’astuzia non mi fu infatti utile a niente; tu, uomo, infatti, non solo non fosti corretto, ma sei diventato anche peggiore di prima (lett. di te stesso), essendosi posto il vizio nella tua usanza”.