La Novella di Gige e Candaule (I, 8)

Testo originale in lingua greca e versione tradotta dai nostri tutors dell'opera "La Novella di Gige e Candaule" dei versi 1- 8 dell'autore greco Erodoto (1 pagine formato doc)

LA NOVELLA DI GIGE E CANDAULE (I) Dunque questo Candaule s'innamorò della sua sposa e, in­namorato com'era, era certo di avere la donna notevolmente più bella di tutte.
Di conseguenza, avendo questa opinione, poiché fra le guardie aveva Gige, figlio di Dascilo, che gli era molto ca­ro, a questo Cupe Candaule sia dava gli affari più di molto valore sia parlava anche della sua sposa, esaltandola oltre misu­ra. Trascorso non molto tempo, poiché era destino che a Can­daule capitasse una disgrazia, faceva a Gige un tale discorso: «O Gige, poiché non credo che tu possa prestarmi fede, quan­do ti parlo della bellezza della mia sposa (infatti gli orecchi per gli uomini sono più increduli degli occhi), fa' in modo di vederla nuda». Ma quello ad alta voce rispose: «Signore, qua­le mai folle discorso tu fai, ordinando me di vedere la mia si­gnora nuda? Nello stesso tempo in cui si spoglia delle vesti, la donna si spoglia anche della vergogna.
Da tempo antico sono stati trovati dagli uomini i buoni precetti, dai quali bisogna apprendere: e fra essi uno è questo, che ognuno si guardi le cose sue. lo sono convinto che quella è la più bella di tutte le donne, e ti prego di non chiedermi cose contrarie ad ogni buo­na usanza».