Actio I in Verrem
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Testo latino, analisi grammaticale, traduzione letterale e poi quella libera, analisi dei contenuti e commento dei capitoli 11,12,13 dell'atto I dell'orazione in Verrem di Cicerone (10 pagine formato doc)
Presentazione dell'orazione:
Nel 70 a.C. i provinciali siciliani1 proposero a Cicerone, dopo che aveva svolto la funzione di questore dal 76 al 71 a.C. con scrupolo e onestà e mentre dopo aver ottenuto in seguito l'aedilitas, una magistratura minore più amministrativa che politica, di sostenere la causa contro il propretore Verre , accusato di concussione2 (crimen pecuniarum repetundarum) cioè di aver dissanguato l'isola nel triennio 73-71 a.C.3 e aver sfruttato la provincia, pensando solo ai propri interessi.
Cicerone accettò, correndo il rischio di separarsi dai suoi protettori. 4
Ortensio Ortalo, più anziano di Cicerone e oratore rinomato per il suo talento, assunse il compito della difesa. Verre e il suo difensore Ortensio tentarono di negare il diritto di accusa a Cicerone e di darlo ad un accusatore addomesticato, Cecilio.
Allora però Cicerone scrisse la prima Divinatio In Cecilium in cui chiedeva al tribunale di scegliere lui come accusatore e di non scegliere Cecilio che avrebbe favorito Verre e riuscì a convincere il tribunale e la manovra di Ortensio per avere un accusatore di paglia fallì.
Il processo venne avviato dalle città siciliane cui Verre aveva imposto tributi eccessivi e non dovuti, ad eccezione di Messina e di Siracusa; il loro obiettivo era la restituzione delle somme illegalmente percepite dal governatore.
Verre era imputato de repetundis. Con il termine pecuniae repetundae si intendevano le somme di denaro di cui privati cittadini intendevano ottenere la restituzione da magistrati o giudici che, a Roma o nelle province,le avevano illegalmente estorte o illegalmente accettate nell'esercizio delle loro pubbliche funzioni.
Generalmente l'incarico durava un anno, ma il Senato aveva prorogato l'incarico di governatore di Verre sia per il 72 che per il 71, per opporsi a una rivolta schiavile.
Il processo non era limitatamente giudiziario, ma aveva implicazioni politiche, dato che con la figura Verre veniva messo in discussione l'intero sistema della res publica; egli si rendeva conto con chiarezza che nel processo a Verre si sarebbe giocato la carriera: se avesse vinto, ne avrebbe ricevuto una spinta formidabile a procedere trionfalmente nel cursus honorum, se avesse perso, rischiava di veder troncate sul nascere tutte le sue ambizioni.
Nel 70 a.C. i provinciali siciliani1 proposero a Cicerone, dopo che aveva svolto la funzione di questore dal 76 al 71 a.C. con scrupolo e onestà e mentre dopo aver ottenuto in seguito l'aedilitas, una magistratura minore più amministrativa che politica, di sostenere la causa contro il propretore Verre , accusato di concussione2 (crimen pecuniarum repetundarum) cioè di aver dissanguato l'isola nel triennio 73-71 a.C.3 e aver sfruttato la provincia, pensando solo ai propri interessi.
Cicerone accettò, correndo il rischio di separarsi dai suoi protettori. 4
Ortensio Ortalo, più anziano di Cicerone e oratore rinomato per il suo talento, assunse il compito della difesa. Verre e il suo difensore Ortensio tentarono di negare il diritto di accusa a Cicerone e di darlo ad un accusatore addomesticato, Cecilio.
Allora però Cicerone scrisse la prima Divinatio In Cecilium in cui chiedeva al tribunale di scegliere lui come accusatore e di non scegliere Cecilio che avrebbe favorito Verre e riuscì a convincere il tribunale e la manovra di Ortensio per avere un accusatore di paglia fallì.
Il processo venne avviato dalle città siciliane cui Verre aveva imposto tributi eccessivi e non dovuti, ad eccezione di Messina e di Siracusa; il loro obiettivo era la restituzione delle somme illegalmente percepite dal governatore.
Verre era imputato de repetundis. Con il termine pecuniae repetundae si intendevano le somme di denaro di cui privati cittadini intendevano ottenere la restituzione da magistrati o giudici che, a Roma o nelle province,le avevano illegalmente estorte o illegalmente accettate nell'esercizio delle loro pubbliche funzioni.
Generalmente l'incarico durava un anno, ma il Senato aveva prorogato l'incarico di governatore di Verre sia per il 72 che per il 71, per opporsi a una rivolta schiavile.
Il processo non era limitatamente giudiziario, ma aveva implicazioni politiche, dato che con la figura Verre veniva messo in discussione l'intero sistema della res publica; egli si rendeva conto con chiarezza che nel processo a Verre si sarebbe giocato la carriera: se avesse vinto, ne avrebbe ricevuto una spinta formidabile a procedere trionfalmente nel cursus honorum, se avesse perso, rischiava di veder troncate sul nascere tutte le sue ambizioni.