Il miracoloso giardino del saggio
Tradusione della Georgica di Virgilio 116-148 (1 pagine formato doc)
E
davvero se già non ammainassi le vele e se non mi affrettassi
a rivolgere la prua verso terra.
Forse canterei quale cura della coltivazione rende adorni i meravigliosi giardini e i rosai che due volte all'anno fioriscono di Pesto e come la cicoria goda delle rive degli abbondanti ruscelli e le rive dei ruscelli godano dell'appio e come nell'erba fresca cresca rigonfio il cocomero e non avrei taciuto il narciso, che mette la chioma, o lo stelo del flessibile acanto e non avrei taciuto le edere biancastre e i mirti che amano le coste. Infatti ricordo, che io sotto le torri della rocca ebalia, dove il Galeso dai fiocchi scuri bagna le bionde coltivazioni, di aver visto un vecchio di Corico, che aveva pochi iugeri di terra abbandonata, e neppure fertile per i tori né adatto alle greggi, né favorevole alla coltivazione della vite (Bacco). Costui, tuttavia piantando una rara verdura in mezzo alla sterpaglia e intorno bianchi gigli e verbene e il fragile papavero, eguagliava nell'animo le ricchezze dei re e, tornando a casa a tarda notte, colmava la sua mensa di cibi non comprati.
Forse canterei quale cura della coltivazione rende adorni i meravigliosi giardini e i rosai che due volte all'anno fioriscono di Pesto e come la cicoria goda delle rive degli abbondanti ruscelli e le rive dei ruscelli godano dell'appio e come nell'erba fresca cresca rigonfio il cocomero e non avrei taciuto il narciso, che mette la chioma, o lo stelo del flessibile acanto e non avrei taciuto le edere biancastre e i mirti che amano le coste. Infatti ricordo, che io sotto le torri della rocca ebalia, dove il Galeso dai fiocchi scuri bagna le bionde coltivazioni, di aver visto un vecchio di Corico, che aveva pochi iugeri di terra abbandonata, e neppure fertile per i tori né adatto alle greggi, né favorevole alla coltivazione della vite (Bacco). Costui, tuttavia piantando una rara verdura in mezzo alla sterpaglia e intorno bianchi gigli e verbene e il fragile papavero, eguagliava nell'animo le ricchezze dei re e, tornando a casa a tarda notte, colmava la sua mensa di cibi non comprati.