I romani sbarcano in Britannia: versione di latino

Versione dal latino tratta dal De Bello Gallico di Giulio Cesare "I Romani sbarcano in Britannia" (1 pagine formato doc)

Appunto di af

I ROMANI SBARCANO IN BRITANNIA: VERSIONE DI LATINO DA CESARE

I romani sbarcano in Britannia (Cesare, De bello Gallico IV).

Barbari, consilio Romanorum cognito, praemisso equitatu et essedariis, nostros navibus egredi prohibebant.
Quod ubi Caesar animadvertit, naves longas paulum removeri ab onerariis navibus et remis incitari et ad latus apertum hostium  constitui, atque inde fundis, sagittis, tormentis hostes propelli ac submoveri iussit: quae res magno usui nostris fuit.
Nam et navium figura et remorum motu et inusitato genere tormentorum permoti barbari constiterunt, ac paulum modo pedem rettulerunt.
At nostris militibus cunctantibus, maxime propter altitudinem maris, qui decimae legionis aquilam ferebat, obtestatus deos, ut ea res legioni feliciter eveniret: “Desilite -inquit- commilitones, nisi vultis aquilam hostibus prodere: ego certe meum rei publicae atque imperatori officium praestitero”.
Hoc cum magna voce dixisset, se ex navi proiecit atque in hostes aquilam ferre coepit.
Tum nostri, cohortati inter se,  ne tantum dedecus admitteretur, universi ex navi desiluerunt.

De Bello Gallico: riassunto

I ROMANI SBARCANO IN BRITANNIA: VERSIONE

Traduzione De Bello Gallico. I barbari, conosciuto il disegno dei Romani, mandati innanzi i loro cavalieri e gli essedari,  impedivano ai nostri di sbarcare.
Quando Cesare si avvide di ciò, ordinò che le navi da guerra si spostassero un po’ dalle navi da carico, che avanzassero a forza di remi, che si fermassero presso il fianco aperto dei nemici e che respingessero e ricacciassero i nemici con fionde, con frecce e con le macchine da lancio: ciò fu di grande vantaggio per i nostri.
Infatti i barbari, turbati dalla forma delle navi, dal movimento dei remi e dal genere di macchine da lancio mai viste prima, si fermarono e anzi si ritirarono, sebbene di poco.
Esitando però i nostri soldati, specialmente per la profondità del mare, il centurione che portava l’aquila della decima legione, dopo aver invocato l’aiuto degli dèi perché l’evento fosse favorevole alla legione, gridò: “Compagni, saltate giù, se non volete lasciare l’aquila in mani ai nemici; io certamente farò il mio dovere sia verso la patria sia verso il nostro comandante”.
Dopo aver detto ciò a gran voce, si lanciò giù dalla nave e cominciò a portare l’aquila contro i nemici.
Allora i nostri, esortatisi a vicenda perché non si permettesse una tal vergogna, saltarono tutti giù dalla nave.

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