Ulisse e il ciclope Polifemo: versione di latino
Versione di latino di "Ulisse e il Ciclope Polifemo" (1 pagine formato doc)
ULISSE E IL CICLOPE POLIFEMO: VERSIONE LATINO
Ulisse e il ciclope Polifemo (es.
n°16 a pag 47 del libro "Libenter"). Ulisse arrivò lì dal Ciclope Polifemo, figlio di Nettuno. Il ciclope aveva un occhio in mezzo alla fronte e il suo cibo era carne umana in mezzo alla fronte e il suo cibo era la carne umana. Quotidianamente portava le pecore nella sua grotta e chiudeva la porta con un ingente mole rocciosa. Poi vide Ulisse e li chiuse i suoi soci allora iniziò a mangiare i suoi compagni. Il re Greco, tuttavia, uomo dalla grande astuzia, così pensò: ”Certamente il Ciclope supera me con la forza, ma il mio ingegno lo supera. Per caso Ulisse aveva il vino, dono di Marone, sacerdotessa di Apollo. Perciò inebriò Polifemo e disse: ”Nessuno è il mio nome”. Il vino conciliò sonno al Ciclope: allora Ulisse con l’aiuto dei compagni bruciò con un tronco ardente il suo occhio. Polifemo convocò con suo clamore gli altri Ciclopi e chiamò: ”Aiutatemi fratelli miei, Nessuno mi ha accecato!”. I Ciclopi ritennero demente il fratello e lo trascurarono. Ulisse, pertanto, legò i suoi compagni alle pecore e se stesso all’ariete e così uscirono dalla grotta.